lunedì 7 giugno 2010

Mondiali 2010 (2)


Il Mondiale è innanzitutto una concentrazione mediatica fuori dal comune. Basta seguire i palinsesti che si vanno a formare, sia nelle televisioni, sia in radio. SKY offrirà una copertura completa, al limite del voyeurismo. La RAI risponde come può, coprendo con la diretta metà delle partite (più o meno), e con una serie di trasmissioni con una cricca di opinionisti odiosi.
In radio lo stesso. Radiorai ha l'esclusiva, ma il direttore di Radio2 ha avuto la brillante idea di non confermare la Gialappa's Band, che era l'alternativa dissacrante al Mondiale istituzionalizzato. Ne ha approfittato radio DJ, che li ha "acquistati" per una fascia quotidiana dalle 13 alle 14 (ma in molti sperano che si daranno anche alla cronaca). RTL 102.5 farà di più: ha acquistato i diritti per poter fare una cronaca diretta, con collegamenti dal Sudafrica, di gran parte degli incontri.
All'estero sarà più o meno lo stesso, se poi iniziassimo a considerare la carta stampata e, soprattutto, il web (questo blog è una piccolissima goccia in un oceano inestimabile).. beh, per enunciare una lista completa impiegheremmo più dei minuti che saranno effettivamente impiegati nei campi di gioco.
Un esempio di come la copertura mediatica possa essere anche deleteria è l'episodio che sta dividendo in questi giorni in internet; esso riguarda il centrocampista della Juventus e della nazionale italiana Marchisio, che prima dell'incontro ITALIA-SVIZZERA (fra parentesi finito sull'1 a 1) avrebbe cantato l'inno modificando le parole, e cantando "..DELL'ELMO DI SCIPIO, CHE SCHIAVO DI ROMA LADRONA IDDIO LA CREO''".. ( http://www.youtube.com/watch?v=YgsGnCD2JQw )
Ecco: questa copertura mediatica per un mese raggiungerà l'ossessione, causando crisi di nervi per coloro che del calcio si disinteressano completamente. Beh, se queste persone ne approfittassero per spegnere la televisione e leggere un bel libro, sarebbe quanto meno un primo effetto positivo della situazione qui sopra.
Ma un altro aspetto, complementare ma ben diverso, è centrale nella competizione di quest'anno. Finalmente il Mondiale approda in Africa, chiaramente nel suo Paese più evoluto dal punto di vista innanzitutto economico. Ma un paese che nel suo passato anche recente ha vissuto una storia drammatica, ancora non del tutto emarginata.
Non è certo imponendo un modello occidentale, o travasando la dubbia sportività del calcio che si risolvono i problemi (che poi in altri paesi sono ancor più gravi).
Ma puntando i riflettori su un continente spesso visto come la discarica del mondo, facendolo sentire in qualche modo più vicino a noi, si potrebbero aprire gli occhi a qualcuno. Il divario culturale potrebbe venir vissuto finalmente come una differenza di specificità locali, e non più come un'erronea gerarchia fra un cosiddetto popolo evoluto ed uno ancora retrogrado. Il movimento culturale è un primo passo per un cambiamento vero. E' triste che si debba confidare in una manifestazione ludica, e spesso triviale, come il Mondiale di Calcio per avere la speranza di una sorta di rivoluzione culturale. Speranza che fra l'altro probabilmente rimarrà vana, sotto l'abisso dei gossip che cancellerà ciò che di utile ed impegnato si potrebbe ricavare dall'evento.

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