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venerdì 18 giugno 2010

Addio a Josè Saramago

dal sito Feltrinelli:
dalla Fondaçao José Saramago:
dal sito dell'Einaudi:

"C'è chi passa tutta la vita a leggere senza mai riuscire ad andare al di là della lettura, restano appiccicati alla pagina, non percepiscono che le parole sono soltanto delle pietre messe di traverso nella corrente di un fiume, sono lí solo per farci arrivare all'altra sponda, quella che conta è l'altra sponda." Josè Saramago, La caverna, Torino: Einaudi, 2000




José Saramago se ne è andato. Resta la sua arte, i suoi libri, uno dei quali - per puro caso - ho recentemente recensito. Quando se ne va un uomo che tanto ha donato all'umanità, si sente come un vuoto. Il vuoto di tutto ciò che ancora ci avrebbe potuto dare, la mancanza di quelle parole che avrebbe, solo lui, saputo trovare. Beh - lo si capisce dall'ironia dei suoi libri - lui avrebbe scherzato anche sulla sua partenza. Lo avrebbe fatto con la sua superlativa intelligenza.


Grazie José, continueremo a leggerti.

Scrittore portoghese, Josè Saramago era nato il 16 novembre 1922. Aveva vinto il premio Nobel nel 1998. Fra i suoi capolavori, Cecità del 1995.

martedì 15 giugno 2010

[REC] José Saramago, Le intermittenze della morte

Ci sono alcuni libri che quando finiscono ti lasciano una strana forma d’estasi. Una volta voltata la fatidica ultima pagina, ti senti sospeso fra il mondo rinchiuso in quelle righe, ed uscirne e ritrovarti a faccia a faccia con la realtà ti lascia un po’ a disagio. Come in una forma di subitanea nostalgia che si mescola con il senso di meraviglia, senti che qualunque parola potresti dire a commento sarebbe fuori luogo, così inutile per aggiungere qualcosa alla perfezione di ciò che hai appena letto. E’ una variante della sindrome di Stendhal, il vero motivo per cui il finale di un libro è così importante. Quante sono invece le delusioni di romanzi ben scritti, ma che si chiudono in maniera banale o scontata; a volte sembra che l’autore, che così tanto si è prodigato nello strutturare il suo genio narrativo, sia arrivato alla fine esausto, e voglia solo mettere l’ultimo punto come un lavoratore allo scoccare della sera. Alle volte noi lettori ci arrabbiamo, ci sentiamo presi in giro perché veniamo salutati così male, le nostre aspettative così disilluse (o perfettamente rispettate, in una fiera dell’ovvietà), ci troviamo a giudicare un buon libro così negativamente solo per quelle ultime righe. Forse è per questo che alcuni scrittori hanno dichiarato d’iniziare la stesura dei loro romanzi proprio dal finale, quasi che volessero attingere dal fuoco delle muse quando è ancora un incendio, e lasciare così traccia indelebile su carta dell’ispirazione, proprio nel momento in cui il lettore è più esigente.
Non so come Saramago, così fortunato nell’aver trasformato il suo fantastico talento in un lavoro, si approcci a quest’ultimo. Certo è che questo “Le intermittenze della morte” riesce a lasciare quel senso di meraviglia di cui parlavo sopra.
Sia chiaro: tutto il libro è ispirato; fantastica l’idea paradossale di fondo d’un paese ove la Morte ha deciso di pensionare il suo operato, intelligente - nello stile di Saramago - la forma di scrittura, con la capacità pungente di sfumare il paradossale verso l’ironia sociale. Straordinaria anche la capacità di mutare il senso del romanzo, conducendo il lettore verso una nuova imprevista prospettiva, che porta al finale. Quel finale, quel colpo di maestro, che solo uno dei più grandi scrittori contemporanei poteva scrivere.

JOSE' SARAMAGO,
Le intermittenze della morte, Torino: Einaudi, 2005 (ed.or ID., As Intermitencias da Morte, Lisboa: J.Saramago&Editorial Caminho SA, 2005),
in vendita a 11€ (aprile 2010, edizione super ET)
su ibs: http://www.ibs.it/code/9788806184872/saramago-jos-eacute/intermittenze-della-morte.html