venerdì 25 dicembre 2009

So this is Christmas..

Ieri sera, durante la processione di ingresso della celebrazione, una persona non equilibrata, tale Susanna Maiolo, di 25 anni, di cittadinanza italiana e svizzera, ha superato la transenna e, nonostante l'intervento della sicurezza, è riuscita a raggiungere il Santo Padre e ad afferrarne il pallio, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo scivolare a terra. Primi commenti nel mondo politico. Di Pietro dice che in fondo se l'è cercata; gli risponde l'on. Cicchito, il quale indica come mandanti morali Travaglio ed Annozero. Il Santo Padre ha rassicurato: "State sereni, l'amore vince sull'odio".
uh no.. credo di star facendo un po' di confusione!

Buon Natale a tutti!

mercoledì 23 dicembre 2009

Riflessione sulla casta politica italiana.

"Ci sono un bel po' di piedi di mulo lì in mezzo, disse.
Come?
Piedi di mulo. Direi che ci sono parecchie centinaia di capi solo di quelli, e non è una varietà di maiali facile da trovare.
Cos'è un piede di mulo? chiese Holme.
Il mandriano socchiuse gli occhi con aria professionale. E' un maiale di montagna che viene dal nord della regione. Ne avete mai visto uno?
No.
Ha il piede come quello di un mulo.
Volete dire che non ha lo zoccolo fesso?
Niente fessura, già.
Io non l'ho mai visto, un maiale del genere, disse Holme.
La cosa non mi sorprende, commentò il mandriano. Ma potete vederne uno adesso, se vi interessa.
Mi piacerebbe, disse Holme.
Il mandriano cambiò di nuovo appoggio all'asta. Sembrerebbe che questo non sia in accordo con la bibbia, che ne dite?
Di che cosa?
Di quei maiali. Del fatto che sono animali impuri proprio perché hanno il piede fesso.
Questa non l'ho mai sentita, disse Holme.
Io l'ho sentito predicare in un sermone, tempo fa. Da un tizio che la sapeva lunga sull'argomento. Disse che il diavolo aveva il piede come quello di un maiale. Sosteneva che questo era scritto nella bibbia, perciò immagino che sia vero.
Eh sì.
Diceva che per questo un ebreo non mangerebbe mai carne di porco.
Cos'è un ebreo?
Sono quel popolo antico di cui parla la bibbia. Ma questo non spiega la faccenda dei maiali piedi di mulo, no? Cosa dobbiamo pensare?
Non lo so, rispose Holme. Cosa dobbiamo pensare?
Be', è un maiale o no? Stando alla bibbia.
Io direi che un maiale sarebbe un maiale anche se i piedi non li avesse proprio.
Sarei anch'io di questa idea, disse il mandriano, perché se mai avesse i piedi ti aspetteresti che fossero piedi di maiale. E' come dire che se tu avessi un maiale senza testa sapresti comunque che è un maiale. Ma se ne vedessi uno andarsene in giro con una testa di mulo, rimarresti proprio senza parole.
E' vero, assentì Holme.
Sissignore. E' una cosa che fa pensare parecchio, a proposito della bibbia, e anche a proposito dei maiali, no?
Già, disse Holme.
Ho studiato parecchio la faccenda, ma non mi riesce di arrivare a una conclusione né in un senso né nell'altro.
No.
Il mandriano si accarezzò la barba e annuì. Già i maiali sono un mistero per conto loro, disse. Cosa sappiamo, del maiale? Non molto. E' da quando ero alto così che vano in giro con i maiali, eppure non sono mai riuscito a capirli davvero. E sono sicuro che tanti altri hanno avuto la stessa esperienza. Un maiale è un maiale. Puro e semplice. E questo è tutto quello che possiamo dire di lui. E sono furbi, non pensate che non lo siano. Furbi come il diavolo. E non fatevi ingannare se ne trovate uno che non ha il piede spaccato, perché è diabolico anche lui."

Cormac McCarthy, Il buio fuori, Torino: Einaudi, 1997, pp. 182-183 (traduzione di R. Montanari da C. McCarthy, Outer Dark, 1968)

venerdì 6 novembre 2009

Influenza, l'anno scorso in Trentino 50 morti

da L'Adige

http://www.ladige.it/news/2008_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_news=45297

Influenza, l'anno scorso in Trentino 50 morti

TRENTO - Par di capire che l'influenza A ha colpito soprattutto il sistema di comunicazione di massa dei grandi e potenti Paesi dell'Occidente. Però questo Grande Allarme

serve. Serve a testare i sistemi di allerta contro i virus (l'eterna lotta tra micro e macro organismi sembra pendere a nostro sfavore) è, quindi, un'immensa esercitazione di Protezione civile; la paura che serpeggia nell'opinione pubblica forse serve anche a stimolare la ricerca, però, se i numeri hanno un senso, ce n'è uno che va ricordato: lo scorso anno, il Ministero della salute (tanto importante che in Italia non c'è, nel senso che è fuso con quello del lavoro e delle politiche sociali) ha stimato che i morti in Trentino per causa o concausa dell'influenza sono stati 80.

La nostra Azienda sanitaria fa una stima più cauta e si ferma a 50. In tutta Italia si stimano 8 mila decessi per causa o concausa del virus che lo scorso anno non era l'ormai famigeratissimo H1N1. Morti silenziose. Secondo quanto è stato detto ieri durante la conferenza stampa dell'assessore Ugo Rossi e dai dottori Alberto Betta e Valter Carraro questo virus fa meno danni di quello «normale». Questo emerge dall'esperienza dei mesi scorsi nei Paesi del sud del mondo che hanno già vissuto il picco della pandemia. Quindi il è soprattutto l'influenza dell'informazione. «La vera emergenza è l'eccesso di informazioni talora contraddittorie, presenti per esempio su internet», ha detto il responsabile della Direzione promozione educazione alla salute dell'Azienda Alberto Betta. Vero, ma questa è la realtà con i suoi pregi e i suoi tanti difetti. I pregi stanno nella maggiore trasparenza i difetti nella confusione. Che in casi come questi (il virus all'inizio sembrava pericolosissimo) sembra inevitabile. L'importante è far tesoro dell'esperienza. B.Z.

lunedì 26 ottobre 2009

Brad gran bastardo

da L'Espresso

http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2111298/2


Brad gran bastardo

di Lietta Tornabuoni


Con 'Bastardi senza gloria' Quentin Tarantino ha fatto davvero un bellissimo lavoro di cinema. Ha preso una storia classica di Resistenza e patriottismo, con tutti i suoi luoghi topici: la Francia sotto l'occupazione, i nazisti educati e malvagi persecutori e autori di eccidi, il maquis, l'intrepida ragazza antinazista che gestisce con l'aiuto di un nero un piccolo cinema parigino e progetta attentati, la star ambigua, il giovane eroe nazi, lo scontro tra le parti in un locale pubblico. Ha raccontato tutto questo nel perfetto stile dei film dell'immediato dopoguerra o comunque sul tema, a parte il film italiano di serie B di Castellari al quale afferma d'essersi ispirato. Risultato filologicamente ottimo con qualcosa di più, molto importante: la semi-parodia suscita, oltre all'ironia e al divertimento, emozioni vere, autentici sentimenti d'indignazione e di coraggio, nobili pulsioni d'avventura, nostalgie di facilità politica. Ammirevole. Unica variante, il gruppo di ebrei militari americani vindici guidati da Brad Pitt che compie azioni di guerriglia contro i tedeschi, osserva un uso particolare: una volta uccisi i nemici (o anche prima che siano morti), come i pellerossa dei vecchi western ne taglia via lo scalpo.

Di una simile abitudine non si era mai sentito: chissà se nel film vuol essere un incoraggiamento alla rivolta crudele, l'allusione a una ferocia di gruppo, o appena un capriccio raccapricciante. Sequenza di rara maestrìa registica, la lotta tra nazisti e antinazisti, seduti a tavoli diversi in una birreria. La coreografia degli scontri nell'angusto spazio seminterrato, il montare della situazione dalla calma alla morte, il mutare delle facce e delle voci sono grandi. Peccato (o forse no) che Tarantino usi la propria bravura quasi soltanto nell'ambito del gratuito, ma pazienza. Sarà per un'altra volta.


Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino con Brad Pitt, Christoph Waltz, Diane Kruger


sabato 24 ottobre 2009

Future vittime del nostro passato

Scriveva Todrov: “la scoperta dell’America, o meglio degli americani, è l’incontro più straordinario della nostra storia.”* Non è stata solo la scoperta di un qualcosa di sconosciuto, ma di più: il venir meno di certezze, di dogmi, di teologie e di sicurezze. La fine di una coscienza già formata, che vacillava al momento della scoperta di un qualcosa di nuovo, di diverso, e di mai scientificamente calcolato.

Lo scenario che si apriva allora era del tutto simile a quello che, oggi, potrebbe avviarsi con la scoperta di mondi extraterresti. Non è un discorso che prende il via da gossip o di un strato modo di fare informazione (chi ancora guarda la televisione, per scelta o costrizione, sa a cosa mi riferisco), ma una serena argomentazione logica. Non scientifica (esistono prove scientifiche dell’esistenza di un nuovo mondo nello spazio? Evidentemente, per ora, no), ma comunque razionale. “E’ praticamente ovvio”, cantavano i Bluvertigo.

Ma se non possiamo arrogarci la certezza che non esista, lassù, nulla; come possiamo poi pensare che – se gli alieni davvero esistono – saremo noi a scoprirli? Oh, sarebbe una consolante visione terrocentrica. Più probabile che, finalmente, un ufo di passaggio, volendo raggiungere un’altra galassia, s’imbatterà in noi. C’è chi giura che è già successo, ed io non mi sento di escluderlo. Mi viene però da pensare ai nostri antenati conquistadores, ed al loro atteggiamento nei confronti dei nativi americani. Beh, se l’alieno di turno avrà soltanto un decimo della disumanità di noi umani, allora il nostro futuro non sarà molto roseo. Chi di noi avrà la fortuna di sopravvivere, si troverà forse sbattuto in una riserva, forse in un campo di concentramento, forse…


In fondo ce lo meriteremmo.


* T. Todorov, La conquista dell'America. Il problema dell' "altro", Torino: Einaudi, 1984, p. 6

mercoledì 14 ottobre 2009

Leggere: altra forma di sessualità umana

Talvolta dandomi in pasto alla retorica (cosa che faccio spesso, soprattutto quando scrivo!, e c'è chi mi critica per questo), riconosco che esistono dei libri che cambiano la vita di chi li legge. Credo sinceramente che qualsiasi essere avulso alla lettura, e di conseguenza al pensiero, perda la possibilità di scoprire una parte migliore di sé. Non nego che esista un altro tipo di cultura - la cosiddetta cultura di vita - di cui un illetterato è spesso più colto di un accademico. Ma l'Arte (intesa in ogni sua essenza: anche quella figurativa, ma non solo) è la sola strada per un certo tipo di piacevole intelligenza. Si tratta di un sapere che può sì sfociare nell'erudizione, ma che trova la sua prima linfa nell'istinto umano di ricerca del piacere. Leggere Oscar Wilde è un qualcosa di diverso dall'avere un orgasmo, ma qualcosa anche di maledettamente simile.
L'uomo legge per conoscere, aumentare la propria capacità di raziocinio e la propria cultura, così come l'uomo si dà al sesso per salvare la propria specie! L'obbiettivo finale, che è tutto per i teorici o gli studiosi del mondo, è un pensiero in realtà nemmeno sfiorato nella praticità. Verrà il giorno in cui ognuno di noi si darà al letto solo per far nascere vita dal seme, ma prima di quel momento c'è sempre quello - se non si è puritani o maledettamente teofili - in cui si insegue solo il piacere. Il piacere, e talvolta (in alcuni spesso) il piacere unito all'amore (o anche l'amore è un'altra forma del piacere? argomento interessante, ma non posso svilupparlo ora).
Ecco: credo che nella lettura non vi sia nulla di dissimile. Si può consacrare la vita ad essa, solo se ci si dedica innanzitutto per proprio gusto, per proprio desiderio, perché se ne ha bisogno. Finché si crede che si debba leggere per dovere - o fare l'amore per necessità riproduttive - allora si perde veramente il gusto per l'atto. Se invece ci si abbandona pienamente alla ricerca del piacere, ed al piacere che inevitabilmente deriva (non credo a chi sostiene il contrario), i sensi - ancor prima dell'intelligenza - ne riescono appagati.
Ed ecco il motivo per cui credo che certi libri cambino la vita. Sì, leggere Edgar Lee Masters è come farsi fare un pompino dall'anima gemella (sarebbe piaciuta l'immagine a Fernanda Pivano?): un'esperienza criticabile solo da chi non l'ha mai provata. C'è una piccola linea che corre fra l'immensità di un libro, l'immensità dell'esperienza sessuale, l'immensità dell'amore: questa linea è il Desiderio dell'istinto umano, che è come un'autostrada di nervi che danno vita all'uomo. E solo la soddisfazione del piacere può poi portare al reale appagamento.

PS: se c'è qualcuno che mai leggerà queste parole, in commento può - oltre alle sue osservazioni - appuntare qualche titolo di libri che gli hanno cambiato la vita. Che bello sarebbe ricavarne dei consigli! Per conto mio, due titoli li ho già sottointesi: sono l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters (Einaudi) ed Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde (varie edizioni).

mercoledì 7 ottobre 2009

Lodo Alfano Illegittimo


Roma, 07-10-2009
La Consulta ha bocciato il 'lodo Alfano' per violazione dell'art.138 della Costituzione, vale a dire l'obbligo di far ricorso a una legge costituzionale (e non ordinaria come quella usata dal 'lodo' per sospendere i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato). Il 'lodo' è stato bocciato anche per violazione dell'art.3 (principio di uguaglianza).

L'effetto della decisione della Consulta sarà la riapertura di due processi a carico del premier Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset.
La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare l'illegittimità del 'lodo Alfano' è stata presa a maggioranza. Il 'verdetto' della Corte costituzionale sarà ufficializzato a breve dalla Consulta con un comunicato.

Violato anche il principio di uguaglianza

Il lodo Alfano viola anche l'articolo 3 della Costituzione, inerente il principio di uguaglianza. E' quanto hanno sancito i giudici della Consulta, con la decisione di oggi sulla legge che sospende i processi penali per le 4 piu' alte cariche dello Stato.

Bonaiuti: sentenza politica, Berlusconi va avanti
"E' una sentenza politica, ma il presidente Berlusconi, il governo e la maggioranza continueranno a governare come, in tutte le occasioni dall'aprile del 2008, hanno richiesto gli italiani con il loro voto". Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti.
Il comunicato della Consulta
Da Palazzo della Consulta e' stato diffuso il seguente comunicato: "La Corte costituzionale, giudicando sulle questioni di legittimita' costituzionale poste con le ordinanze n. 397/08 e n. 398/08 del Tribunale di Milano e n. 9/09 del GIP del Tribunale di Roma ha dichiarato l'illegittimita' costituzionale dell'art. 1 della legge 23 luglio 2008, n. 124 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione. Ha altresi' dichiarato inammissibili le questioni di legittimita' costituzionale della stessa disposizione proposte dal GIP del Tribunale di Roma".

fonte: RAINEWS24

martedì 6 ottobre 2009

Il potere del sesso

"Essere casti, vivere senza sesso, be', come digerirai le sconfitte, i compromessi, le frustrazioni? Guadagnando di più, guadagnando tutti i soldi che puoi? Questo aiuta, ma è niente rispetto all'altra cosa. Perché l'altra cosa si radica nel tuo essere fisico, nella carne che nasce e nella carne che muore. Perché solo quando scopi riesci a vendicarti, anche se solo per un momento, di tutto ciò che non ami nella vita e di tutte le cose che nella vita ti hanno sconfitto. Solo allora sei più nettamente vivo e più nettamente te stesso. La corruzione non è il sesso: è il resto. Il sesso non è semplice frizione e divertimento superficiale. Il sesso è anche la vendetta sulla morte. Non dimenticartela, la morte. Non dimenticarla mai. Sì, anche il sesso ha un potere limitato. So benissimo quanto è limitato. Ma dimmi, quale potere è più grande?"

Philip Roth, L'animale morente, Torino: Einaudi, 2002
(traduzione di V. Mantovani, da The Dying Animal, 2001), p. 52

sabato 26 settembre 2009

Spasmo d'Arte (2)

NOBUYOSHI ARAKI

"Foto, foto, foto. Qual è il contrario di un chiodo piantato in una bara? Bè, è quello che provo quando odo il clic della macchina fotografica di Claire. Sono ancora sigillato in qualcosa di meraviglioso."

[Philip Roth, Il professore di desiderio, Torino: Einaudi, 2009 (trad it. di N. Gobetti, da The Professor of Desire, New York, 1977)]

martedì 22 settembre 2009

H1N1: ovvero gli uccelli che temono i suini

Esistono innegabilmente due temi di straordinaria attualità in Italia – e mi si perdoni se la mia è sempre una visione italocentrica: Berlusconi e l’influenza A (quella che un tempo si definiva “suina”). Tralasciando chi si augura che i due temi possano un giorno coincidere, in questo breve editoriale mi occuperò del secondo.

Quando si parla di questa straordinaria pandemia, del virus H1N1, le posizioni solitamente divergono – da una parte vi sono quei catastrofisti, moderni uccelli del malaugurio, a sentire i quali pare che il 2009 sarà il nuovo 1348; dall’altra quelli che sbuffano ad un’allarmistica campagna di pseudo-informazione (dal punto di vista loro, s’intende. Come biasimarli d’altronde? Sono tutti sopravvissuti alla mucca pazza, dovrebbero temere un maiale?). A sostegno dei primi è arrivata la prima vittima (l’ho scritto che sono uccelli del malaugurio) – pace all’anima sua – una donna di Messina di 46 anni. Il virus si era abbuffato del suo corpo ammalato di broncopolmonite, si era detto in un primo momento, ma la notizia è stata ben presto smentita dalla sorella. “Mia sorella era sana, non aveva la broncopolmonite”, e c’è da crederle. Ma come? Ma il virus non era innocuo, quanto una normale influenza? Rezza e Fazio (rispettivamente membro dell’istituto superiore di sanità e vice-ministro della sanità) confermano: “la donna di Messina è la prima vittima in Italia del virus H1N1”. Alla faccia! Una donna sana, uccisa da una nuova malattia: forse hanno ragione gli uccelli del malaugurio, a temere la suina.

Adriana Sciglio, sostituto procuratore di Messina, probabilmente fa parte del secondo gruppo: quello degli scettici. Sua è infatti la firma al provvedimento che prevede 20 avvisi di garanzia, per altrettanti medici che hanno avuto in cura la donna messinese. Saranno le forze dell’ordine a stabilire se si tratta di un caso di mal sanità – ma d’altronde chi di noi, leggendo dei morti durante l’intervento di appendicectomia negli ospedali del sud (Massimiliano d’Orta e Giuseppe Francolini sono due nomi ad esempio, che lancio a chi vuole approfondire), ha considerato l’appendicite mortale? -.

Poco m’importa star lì a discutere, come si è fatto, se la nuova influenza sia più o meno mortale di quella che già conosciamo (http://www.hcmagazine.it/news/politica-sanitaria/i-tassi-di-mortalità-da-virus-h1n1-una-questione-di-numeri.php) – ciò che dobbiamo considerare è che la malattia è di facile contagio, ma che raramente i suoi sintomi degenerano in una patologia grave (e l’accordo della comunità scientifica è su questo punto unanime). A cosa, o meglio a chi, serve l’allarmismo? Citerò solo il titolo di un trafiletto, scritto da Daniela Condorelli su L’Espresso (n.37 anno LV – 17 settembre 2009): “un business che vale 7 miliardi”.

lunedì 21 settembre 2009

Che c'è nel piatto?


da La Repubblica Esteri
di Sara Ficocelli
Un paziente costretto in ospedale da un'infezione ossea ha denunciato sul web la qualità del cibo che gli veniva portato durante la sua degenza. Hospital Food Bingo è il nome del gioco che ha inventato e che consiste nel chiedere ai visitatori del suo blog di indovinare di che portata si tratta. Una ricerca della Bournemouth University ha denunciato nei giorni scorsi che il cibo servito nelle carceri inglesi è di gran lunga migliore di quello degli ospedali, sollevando un polverone che ha messo in difficoltà le autorità locali. A quanto pare, però, sembra tutto vero. A dimostrarlo ci ha pensato Traction Man (L'uomo in trazione), un paziente inglese che nel suo blog (hospitalnotes. blogspot. com) ha pubblicato, giorno per giorno, le foto dei pasti serviti in ospedale. Del misterioso autore del diario on-line si sa solo che è da mesi costretto a vivere in ospedale in una condizione di semi-immobilità, da qui il soprannome "in trazione". La sua situazione lo ha portato ad aprire un contatto virtuale con il pubblico, una finestra sul mondo, e trasformare così un passatempo in uno strumento di denuncia. Tutto è cominciato con una provocazione: il gioco "Hospital Food Bingo" chiede a tutti i visitatori del blog di dare un'occhiata alle foto pubblicate e indovinare cosa c'è nel piatto. Non si vince niente, naturalmente, se non un po' d'indignazione per ciò che si vede: verdure scotte, pastasciutte con il colore dei sughi improbabili, poltiglie non ben identificate. I commenti che Traction Man fa a margine delle immagini sono ironici, mai veramente arrabbiati, ma svelano una vita non solo di solitudine e segnata da problemi di salute, ma anche di un cibo pessimo e di un'assistenza da parte del personale ospedaliero dai modi non esattamente adeguati alla situazione.
"Gli antipasti tendono tutti al beige". "Molte verdure, perché le si possa mangiare, dovrebbero passare in una centrifuga. Sono tutte bagnate". "Non oso pensare dove siano state saltate le patate che accompagnano il pollo. L'ultima cosa che viene in mente è una padella". "Le infermiere sono di grande aiuto. Se essere d'aiuto significa tirare il menu attraverso la porta, come fosse un pezzo di carne lanciato tra le fauci di un leone". "Se mi vengono offerte delle alternative? Sì, posso scegliere 3 piatti altrettanto orrendi". Traction Man ha 47 anni e finora in ospedale ha trascorso circa 22 settimane, prima per un infiammazione al midollo osseo e poi per successive complicazioni. Ha deciso di mantenere l'anonimato per evitare prevedibili ritorsioni da parte del personale: il suo blog comunque sta facendo il giro del web e sono centinaia i commenti dei visitatori, che cercano davvero, spesso senza riuscirsi, di indovinare cosa ha mangiato a pranzo e a cena l'autore. In Italia la situazione non è migliore, salvo le eccezioni come quella - ad esempio - dell'ospedale dell'Angelo di Mestre, che ha avviato un progetto di ristorazione per rendere i pasti "buoni da mangiare e buoni da pensare". I risultati sono stati presentati lo scorso maggio al convegno nazionale "Mangiar bene, mangiar sano in ospedale", evidenziando il legame tra alimentazione sana e gustosa e miglioramento della salute. Nel 2007 il programma "Guadagnare salute" sottoscritto dall'ex ministro della Salute Livia Turco e dal presidente di Slow Food Carlo Petrini, si è impegnato di portare cibo biologico negli ospedali. Ma soddisfare le esigenze alimentari e di gusto degli oltre 240 milioni di pasti serviti ogni anno nelle strutture Italia non è cosa facile.

(18 settembre 2009)

sabato 19 settembre 2009

Spasmo d'Arte (1)


























Massimo Giannoni


A partire da oggi, ogni fine settimana (ma non solo - perché dovrei, nel mio mondo, pormi delle regole severe?), se la memoria e la voglia non mi trarranno in inganno, pubblicherò la foto d'un quadro, o una foto che pare un quadro: arte antica, medievale, moderna o contemporanea. Arte. Sconosciuta o ben nota. Degli spasmi d'arte, anzi, che vogliono essere innanzitutto l'arredo di questo blog (altrimenti spoglio). A MASSIMO GIANNONI, che traduce su tela il fascino di biblioteche e librerie, il modesto onore di inaugurare questa modesta galleria virtuale - il soggetto che sceglie è un buon connubio fra il contenuto usuale del blog (soprattutto letterario o giornalistico), e la nuova dimensione che questo post inaugura.

Ogni quadro sarà di volta in volta accompagnato da un mio commento, o da qualche informazione captata nell'etere. O sarà lasciato lì da solo. Tutto dipende dal mio stato d'animo al momento del post: è pur sempre un blog, questo.

Non sono un critico d'arte, ma un amante d'ogni forma d'arte. Ed il mio gusto è criticabile - più o meno - come quello di tutti.

martedì 15 settembre 2009

Beatles, top dell'evoluzione umana?



Mi pare strano che sul mio blog non abbia ancora parlato di Musica. E che a farlo, ora, in realtà mi limiti a citare un articolo altrui (di Clausi e Castaldo, lo si trova su http://musica-ilcaso.temi.kataweb.it/2009/09/15/se-due-alieni-discutessero-di-beatles-e-dintorni/) L'argomento trattato, però, lo trovo molto interessante. Così come l'artificio giornalistico.


Antefatto: a nostra insaputa sul pianeta Crumble (distanza approssimativa 12 anni luce) hanno una ricezione istantanea di quello che avviene sulla terra. La terra è un pianeta sorvegliato da Crumble per incarico della Federazione Intergalattica. I due guardiani di turno sono Leoc3bx e Obi999.

Nei panni degli alieni: Leonardo Clausi è Leoc3bx, Gino Castaldo Obi999

Leoc3bx: “Questi umani hanno proprio una tecnologia obsoleta. Pensa che solo adesso hanno saputo rimasterizzare gli album dei Beatles. Che suonano meglio, per carità ma dimostrano anche quanto poco i discendenti hanno saputo produrre dopo di loro. Guarda le classifiche inglesi. Il ritorno dei Beatles ai vertici almeno ci dà una tregua dalle varie Lady Gaga e Arctic Monkeys”.

Obi999: “E’ vero, che noia. Ma anche i Beatles, ormai li conosciamo a memoria. Li ascoltiamo da anni. Ti ricordi la prima volta?. Avevamo detto: però, questi terrestri. Sembravano avviati bene. Anche l’atmosfera di quegli anni faceva sperare in meglio. Poi sono come regrediti. E stiamo ancora ad ascoltare i Beatles, quarant’anni dopo”.

Leoc3bx: “Per me è la loro cultura popolare a essere scarsa. Dopo la prima età aurea (Bach, Beethoven, Mozart) e la seconda (Elvis, Dylan, Beatles e Stones), mi spieghi cos’altro c’è stato? Forse quel Michael Jackson? Gli U2? Non scherziamo”.

Obi999: “Sei sempre così cattivo con i poveri terrestri. Forse dovresti cambiare pianeta. Non c’è stato solo quello. Poi gli U2 non sono così male. Certo i Beatles…”

Leoc3bx: “Solo trent’anni fa c’è stato uno scossone. Ricordi quello con i capelli rossi, tutto stracciato e soprannominato Rotten, che osava dichiarare che non gli piacevano i Beatles? E il suo degno compare Strummer che diceva ”la finta beatlemania è crollata”. La storia gli ha dato torto, per usare un’espressione che gli è cara. E dire che hanno avuto quasi mezzo secolo di tempo per produrre qualcosa di meglio. Invece, questo continuo riscaldare la stessa minestra…”.

Obi999: “Sì, in parte è vero. Stanno vivendo un periodo così. Riciclano, ripetono, imitano, ricompongono. Idee nuove in giro non se ne vedono. Ma prima di denunciarli alla Federazione aspetterei ancora un po’. Magari è un ciclo. E’ successo tante volte. Il fatto è che non imparano dagli errori. Tutto questo clamore sui Beatles potrebbe essere utile se ci riflettessero sopra, se capissero che per imprimere nuove energie ci vuole un nuovo pensiero. Insomma dovrebbero fare proprio come i Beatles, non nel senso di copiarli, ma di applicare quello che era il loro metodo. Non accontentarsi mai dell’ovvio. Cedere allo stupore, all’estasi meravigliosa dell’atto creativo”.

Leoc3bx: “E poi, diciamocelo, la tesi che avrebbero ucciso il rock and roll, come si è cominciato a capire molti anni dopo, non suona poi tanto assurda. Prima di loro il rock era un misto di stili bianchi e neri, mentre loro lo strapparono alle radici nere, lo annacquarono per renderlo appetibile alle middle class bianche europee e finirono per dividere la cultura popolare da un punto di vista razziale, una cesura irrisolta fino a oggi”.

Obi999: “Questa è una boiata di qualche terrestre in cerca di notorietà, e tu abbocchi come un merlo. Casomai è il contrario. Guarda Aretha Franklin che cantava Bacharach. Quello era tutto un gioco di scambi, era proprio quella la ricchezza della musica popolare del tempo. Ho scoperto scartabellando vecchi archivi che i Beatles stavano per andare a registrare negli studi della Stax a Memphis. Poi andò a monte perché alla Stax non seppero mantenere il segreto e arrivò una folla di fans sovraeccitati. Il disco che dovevano fare era Revolver“…

Leoc3bx: “Stamattina ascoltavo la totalità della musica popolare terrestre dopo il 1968 mentre mi radevo le antenne e ho notato che un buon 45 per cento ricorda qualche cosa che quei Beatles avevano già fatto, meglio, migliaia di anni prima. eppure a º¬º#ºπø] continuano a non piacere: dice che erano meglio i loro rivali, quelli col cantante che ancheggia”.

Obi999: “E’ per questo che li ha vietati. Forse ha ragione. Sul nostro pianeta è vietata la riproduzione di ogni album o brano dei Beatles. E’ censura totale. La Federazione sostiene sia l’unico modo perché qualcuno inventi musica nuova”…

venerdì 11 settembre 2009

Segnalazione: IL CAFFE' FILOSOFICO


Dall’11 settembre “Il caffè filosofico - La filosofia raccontata dai filosofi”

Il 1° DVD con Repubblica e L'espresso a solo 1 euro in più

Una collana di 16 DVD in cui i più autorevoli studiosi contemporanei (Severino, Ferraris, Odifreddi, Galimberti, Vattimo, Rodotà, De Monticelli, Bodei, Curi, Ciliberto, Rossi, Giorello) ci raccontano con semplicità il pensiero sei più grandi filosofi dalle origini ad oggi. Per capire il passato, la nostra vita e costruire il futuro.
Si parte alla scoperta delle origini della filosofia, attraverso le domande dei primi pensatori dell'antica Grecia che hanno costruito le fondamenta della cultura occidentale. Qual è il principio di tutte le cose? Cos'è l'essere e cos'è il nulla? Qual è il senso della vita e della morte? I primi passi lungo il sentiero della meravigliosa avventura del pensiero.

giovedì 10 settembre 2009

L'immortalità di un mediocre


Si dice "anno bisesto, anno funesto", peccato che il 2009 bisestile non sia (lo era il 2008), ed in quanto al "funesto" ognuno giudicherà per sé.

Ciò che la morte di Mike Bongiorno ha rappresentato, l'altroieri, senza false retoriche è comunque la fine di un'epoca della storia della televisione. Fa sensazione che avvenga dopo quella di Michael Jackson e di Les Paul (fine di epoche musicali, si potrebbe dire, tanto furono miti loro nel pop e nel blues), o di Mino Reitano (sempre musica, ma italiana), Tulio Kezich, Candido Cannavò, Giorgio Mondadori, Ted Kenendy e Fernanda Pivano (di quest'ultima, lo ammetto, mi rammarico particolarmente). Per chi, come me, ha passato ore dell'infanzia giocando a FIFA, anche la morte di Giacomo Bulgarelli può definirsi epocale (mi rendo conto che semplifico ironicamente la vita d'un uomo, così scrivendo).

Il 2009 sembra si sia candidato a fare da spartiacque fra il passato ed il presente; c'è chi ne gioisce cinicamente, e chi abbozza un qualche dispiacere nostalgico. A dire il vero che esista la morte non è novità di quest'anno, e fra tutte sono state proprio quelle di Jackson e Bongiorno ad aver fatto scalpore sull'opinione pubblica. -Ma come, non esiste l'immortalità nemmeno per loro? -, sembra ci si chieda.
Sono queste morti che non possono comunque lasciare del tutto indifferenti, se non si confonde il cinismo con l'ignavia. Perché Mike Bongiorno era innanzitutto un'istituzione simbolica della società italiana. Indubbiamente criticabile, come ogni istituzione, ma sarebbe poco oggettivo non definirlo come tale. Ha detto il critico televisivo Aldo Grasso: -L'Italia è stata unificata linguisticamente da "Lascia o Raddoppia"-. Pare una delle tante esagerazioni encomiastiche che si susseguono in questi casi, ed invece c'è del vero. E' scientificamente accertato che è proprio il mondo mediatico ad aver creato un nuovo standard linguistico, un'unificazione che esce dall'astratto dell'uso letterario dei libri, combatte la settorialità diatopica dei dialetti e si pone come modello. Francesco Sabatini, fra i più celebri linguisti italiani, da presidente dell'Accademia della Crusca disse a Mike Bongiorno: -lei ha insegnato l'italiano agli italiani-.
Sicuramente ha comportato un impoverimento linguistico, come già osservava nel suo celebre "Fenomenologia di Mike Bongiorno" Umberto Eco, attraverso un trionfo della mediocrità. - Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi- scrisse Eco. Lo stesso Paolo Villaggio (che attenzione: ha interpretato Fantozzi, ma non è un Fantozzi), in un'intervista ad Adnkronos rifiuta d'unirsi al cordoglio per Bongiorno: - non posso non dire che adattare quella cultura all'italiano medio, fu uno di quegli eventi che hanno contribuito all'abbassamento culturale del nostro paese-.
Un modello insomma di non perfezione, in cui è evidente la "mediocrità", nel suo carattere di gaffeur più o meno volontario. Una visione a cui però si oppone ancora Sabatini, che preferisce sostituire il termine "semplice" al mediocre di Eco e Villaggio. E' d'accordo Angelo Guglielmi, critico letterario e dirigente televisivo, che sulle pagine de La Stampa afferma: - Era sostanzialmente, allo stesso tempo, un grande professionista e un uomo di un'ingenuità incredibile, ma proprio in questa sua sincerità pensava di fare, e in certo modo faceva, un'operazione di valenza culturale -.
Il modello linguistico di Mike, nella sua semplicità, unita al nozionismo da quiz, non è forse oggi più accettabile. A fronte di questa standardizzazione bassa, oggi si dovrebbe cercare un accrescimento culturale e linguistico superiore, che tenga il passo con il generale miglioramento dell'istruzione, della cultura e della società italiana. Ma è altrettanto sbagliato studiare il passato con un modello odierno: ai tempi di "Lascia o Raddoppia" ci si trovava nel Dopoguerra, con un'Italia in gran parte analfabeta, che aveva bisogno di una semplificazione di uno standard linguistico letterario, che reclamava la vita di una lingua in realtà morta. Di vivo c'erano solo i dialetti: la Rai, e Bongiorno in primis, hanno così contribuito alla creazione di una lingua che unificasse l'Italia, un secolo dopo l'unificazione politica.
Insomma, al di là della morte fisica, il "modello Bongiorno" preso sic et simpliciter credo sia antiquato da tempo. Il mondo televisivo dovrebbe oggi ricercare un accrescimento culturale, non accontentarsi di quella mediocrità, che un tempo era la soluzione alla completa assenza di competenze linguistiche e di pensiero. Ora si dovrebbe offire un palinsesto che stimoli l'interesse culturale e la capacità critica. Si punta invece su ciò che è evasione, ignoranza ed immediatezza: salvo rare eccezioni, la tendenza è ad offrire un prodotto che sia commerciabile, che plasmi la mente umana alle tentazioni pubblicitarie innanzitutto. Il modello di un sistema televisivo che si fa pedagogico idealmente rimane ancora attuale, o meglio auspicabile. E' una riflessione che intellettualmente andrebbe fatta, ma che si scontra poi con gli interessi di chi possiede o finanzia il mezzo televisivo. Oggi più che nel passato.

Tornando alla morte di Mike Bongiorno, il dilemma morale che sorge, al di là del giudizio sulla persona, è un altro: vale la pena spendere tonnellate di parole, pensieri o ricordi per una persona, mentre un "qualsiasi signor chiunque" in questo preciso istante sta soffrendo, piangendo o morendo?
Effettivamente parrebbe non giusto: ma la disuguaglianza della vita è anche la disuguaglianza della morte. Esistono uomini che riescono a vincere il tempo, a rimanere immortali per ciò che hanno fatto. Per loro merito, demerito o solo per sorte o contingenza.
Non sarà stato un Aristotele, un Darwin o un Virgilio, ma Mike Bongiorno rientra, volenti o nolenti, in quella categoria di persone che vivono per sempre.
Nella consapevolezza che la riflessione e le parole di commento non sono sempre sinonimo di ipocrita cordoglio.

martedì 8 settembre 2009

Libertino fra gli eruditi

"Un detto attribuito a un egotista di chiara fama come Lord Byron fa colpo su di me con la sua melliflua saggezza, riassumendo in sole sei parole quello che già allora mi sembra un dilemma morale di insuperabili proporzioni. Con una certa audacia strategica, lo cito ad alta voce alle compagne che mi resistono sostenendo che sono troppo intelligente per certe cose. – Studioso di giorno, - le informo – dissoluto di notte -. Scopro presto che è meglio sostituire “dissoluto” con “voglioso” – dopotutto non mi trovo in un palazzo veneziano, ma in un campus nel Nord dello Stato di New York, e non mi posso permettere di sconvolgere queste ragazze più di quanto già non faccia con il mio “vocabolario” e la mia crescente reputazione di “solitario”. Leggendo Macaulay per Inglese 203, mi imbatto nella sua definizione di Steele, il collaboratore di Addison, e “Eureka!”, esclamo, perché ecco un’altra prestigiosa giustificazione per i miei alti voti e i miei bassi deliri. “Un libertino fra gli eruditi, un erudito fra i libertini”. Perfetto! Me lo attacco in bacheca, accanto alla citazione di Byron, subito sopra i nomi delle ragazze che ho in mente di sedurre, una parola le cui più profonde risonanze non derivano per me dalla pornografia e nemmeno dai rotocalchi, ma dalla tormentata lettura di Enten-Eller di Kierkegaard."

Philip Roth, The Professor of Desire, 1977
ed. italiana Il professore di desiderio, 2009
Einaudi Editore, traduzione di Norman Gobetti

Arriva Kindle: il futuro della lettura?

Arriva Kindle: è il futuro della lettura?
Duttilità, praticità e salvezza editoriale, o empietà culturale omicida della poesia?
Arriverà in Europa nel 2010 il Kindle, strumento nato dalla mente degli americani di Amazon. Si tratta di un sistema digitale che permette la lettura di libri, naturalmente anch’essi digitalizzati, nonché di quotidiani, blog, e quant’altro. La piattaforma è elegante, l’uso intuitivo. Il Corriere della Sera è il primo quotidiano italiano che si può leggere, per ora in America, anche su Kindle. Attraverso un abbonamento (9.99$ al mese), il reader riceve automaticamente ogni notte l’edizione del quotidiano, che può essere così consultata la mattina al risveglio. Anche l’acquisto di libri, attraverso Amazon, può essere fatto senza l’utilizzo di un computer e con il solo Kindle. In meno di sessanta secondi si possono ricevere dei titoli direttamente sulla piattaforma. Ulteriori informazioni si possono ricavare attaverso numerosi video dimostrativi in youtube.
Chi ritiene che un sistema che è rimasto sostanzialmente coerente negli ultimi secoli non possa essere modificato, intendo quello della lettura, dimentica forse che anche l’invenzione della stampa in epoca moderna ha portato ad un radicale cambiamento nell’uso e nel rapporto con il libro. O ancora, per rientrare nella contemporaneità, di come i supporti per la musica (altra forma di cultura) si siano radicalmente modificati negli ultimi anni: dal vinile alla musicassetta, dal cd all’mp3. Chi tuona contro gli ebooks avrà i suoi buoni motivi per farlo, ma dire che il kindle rimarrà fantascienza credo sia altrettanto sbagliato.
Non tutte le invenzioni hanno avuto successo, bisogna ammetterlo. Nel 1992 la Sony lanciò il Mini Disc, un supporto che nell’ottica dell’azienda avrebbe dovuto sostituire nell’uso il cd. Rimane un’alternativa poco usata, se non del tutto soppiantata dai lettori mp3, o dalla tenacia resistenza dei cd e di qualche vinile. Un’invenzione che sulla carta avrebbe potuto attecchire (la grande novità stava nella possibilità di riutilizzazione di uno stesso supporto per masterizzazioni virtualmente infinite), ma che nell’effettivo non ha riscontrato un successo di pubblico.
Torniamo al Kindle, e al libro soprattutto. La prima obbiezione, la più istintiva per qualsiasi lettore, è che l’avvento di questo mezzo comporterà un abbandono della poesia della letture. L’odore della carta, il rumore delle pagine che si sfogliano, il maniacale vizio di poter esporre con vanto una libreria; ma anche il poter vagare in una libreria o biblioteca: tutti vizi del lettore che il Kindle pretende, di punto in bianco, di spazzare via, in un tornado di pixel. Mi si perdoni ancora il paragone musicale: mi torna in mente il gracchiare di un vinile, sostituito dalla freddezza dell’mp3. Ma, fra la maggior parte dei nostalgici (e fra questi mi si può annoverare) del classico ellepì, è davvero difficile trovare chi non si è arreso alla comodità degli mp3: la praticità che vince sulla poesia. Non sempre, ma in un largo numero di persone.
Il Kindle potrebbe essere, insomma, non un sostituto del libro (giammai!), ma un’alternativa. Uno strumento che trova i suoi pregi nell’economicità dell’acquisto dei titoli, nella velocità, nel minimo ingombro, nel mancato dispendio di carta (poveri alberi!). Senza contare che l'editoria in difficoltà potrebbe trarne un beneficio (Books Aren't Dead, they're just going digital, ha tuonato il 'Newsweek' tempo fa). Se poi, come l’i-phone, diverrà anche uno strumento alla moda, ben venga: chissà che Amazon non abbia trovato il modo per inculcare il piacere della lettura (ed un conseguente accrescimento culturale ed intellettivo) in chi, normalmente, ne è del tutto estraneo.

lunedì 7 settembre 2009

Libertà?

I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it.
Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo
François-Marie Arouet "Voltaire" - attribuita da Stephen G. Tallentyre

sabato 5 settembre 2009

Parzialmente liberi


ROMA - La libertà di stampa si sta riducendo in tutto il mondo, e l'Italia non è esente da questa forma di degrado. Nel rapporto 2009 di Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo), infatti il nostro Paese viene declassato da Paese 'libero' (free) a 'parzialmente libero' (partly free), unico caso nell'Europa Occidentale insieme alla Turchia.

Le ragioni della retrocessione dell'Italia sono molteplici, spiegano gli estensori del Rapporto, che esamina la libertà di stampa in 195 Paesi da quasi 30 anni (dal 1980): "Nonostante l'Europa Occidentale goda a tutt'oggi della più ampia libertà di stampa, l'Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell'eccessiva concentrazione della proprietà dei media".

FONTE: La Repubblica

mercoledì 19 agosto 2009

Lutto nel mondo della cultura


MILANO - È morta all'età di 92 anni la scrittrice e giornalista Fernanda Pivano. A lei, nata a Genova nel 1917 ma trasferitasi presto a Torino con la famiglia, si deve la conoscenza in Italia dei grandi autori della letteratura americana. Da Edgar Lee Masters a Hemingway, dai poeti e gli scrittori della «beat generation» a Bob Dylan, i più grandi e rappresentativi autori della nuova America sono stati portati ai lettori italiani dalla sua capacità di interpretare, capire, raccontare e descrivere un mondo ancora sconosciuto al pubblico italiano. Di quasi tutti questi autori, Fernanda Pivano è diventata amica e confidente, riuscendo a trasferire nelle versioni italiane delle loro opere, lo spirito più vicino possibile a quello dell'originale. Scrittrice e anche giornalista, è stata a lungo collaboratrice del Corriere della Sera, cui ha regalato interventi e scritti di grande. Il suo ultimo testo scritto per il Corriere in occasione del suo 92 esimo compleanno, il 18 luglio scorso, era una nostalgica ma anche serena riflessione sulla vecchiaia con tanti ricordi degli scrittori conosciuti nella sua vita. La Pivano si è spenta martedì sera in una clinica privata di Milano, dove era ricoverata da tempo. I funerali si svolgeranno probabilmente venerdì prossimo, a Genova. «È stata una protagonista della cultura italiana» ha scritto il capo dello Stato Giorgio Napolitano in un messaggio di cordoglio alla famiglia.

http://video.corriere.it?vxSiteId=af93f391-342b-4a64-9f9c-b3923872f90e&vxChannel=Cultura&vxClipId=2524_a1bce4c4-8c3b-11de-a273-00144f02aabc&vxBitrate=300



MILANO - "I miei adorati scrittori americani mi accompagnavano durante la guerra facendomi coraggio con le loro storie". E lei, Fernanda Pivano, la compagna italiana degli scrittori americani, si è spenta in una clinica privata di Milano, un mese dopo il suo novantaduesimo compleanno.

Scrittrice, giornalista, traduttrice e critica, nasce a Genova il 18 luglio 1917. A ventiquattro anni - e in piena seconda guerra mondiale - si laurea in Lettere con una tesi in letteratura americana su
Moby Dick. Il capolavoro di Melville è la chiave che le apre la porta sul mondo della grande letteratura made in Usa. Nel 1943, pubblica la prima parziale traduzione dell'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.

Il suo mentore è Cesare Pavese, già suo professore al liceo D'Azeglio di Torino e il primo di una serie di incontri fondamentali, tra cui quello con il marito, il grande architetto e designer Ettore Sottsass. L'incontro del 1948, a Cortina, è con Ernest Hemingway. Nasce un rapporto di amicizia e di lavoro. Nel 1949, Mondadori manda in stampa la traduzione di
Addio alle armi. La Pivano sarà la maggiore curatrice delle opere dell'autore de Il vecchio e il mare.

Il primo viaggio negli Stati Uniti è del 1956. Al suo ritorno, porterà in Italia la poetica, le pagine di letteratura e di vita della beat generation. Di Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti e poi William Burroughs. La prefazione a
Sulla strada di un certo Jack Kerouac è sua. Negli anni successivi, traduce Allen Ginsberg, ma anche Bob Dylan. Il suo approccio alla letteratura non conosce steccati. Di Fabrizio De Andrè dirà, prima di altri, "è il più grande poeta italiano del Novecento".

Intanto, inizia a raccogliere i ricordi dei grandi che ha incontrato: Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Dorothy Parker, William Faulkner. Tutti protagonisti del suo libro I mostri degli anni Venti, del 1976. Seguono l'intervista a Charles Bukowski, Quello che mi importa è grattarmi sotto le ascelle e una fondamentale biografia di Hemingway.

I suoi
Diari (1917-1973), pubblicati da Bompiani, sono una messe di aneddoti ed episodi tratti da una vita straordinaria. Negli ultimi anni, la Pivano continua a promuovere e a riconoscere il talento dei nuovi narratori d'America: Bret Easton Ellis, Chuck Palahniuk, David Foster Wallace. Il suo amore per la musica la porta a partecipare al video di Luciano Ligabue,Almeno credo, e a partecipare alla realizzazione del disco di Morgan omaggio-remake a De Andrè, Non al denaro, non all'amore né al cielo.

I funerali si svolgeranno venerdì a Genova, nella basilica dell'Assunta in Carignano. La stessa dove si celebro, dieci anni fa, l'addio all'amico poeta De Andrè.

(
18 agosto 2009)

giovedì 13 agosto 2009

Delitto e castigo, ovvero rinascita dell’uomo.

Esiste giustificazione al delitto, vi sono attenuanti all’omicidio, esiste una dimensione teorica o pratica in cui ciò che è percepito come moralmente abietto diviene non solo accettabile ma persino doveroso? Ed ancora: cosa spinge la mente a percepire come spregevole un atto, ed al suo compimento sin dove possono arrivare il rimorso della coscienza, l’orgoglio, l’attaccamento alla vita? Si può accettare d’aver ucciso, o l’omicida sarà sempre vittima d’un castigo istintivo; debole, incapace, impotente di fronte alla paura d’esser scoperto, o, ancor peggio, giudicato? Esistono uomini, o meglio superuomini, che sono al di sopra del concetto stesso di delitto? Senza sangue versato, ci ricorderemmo nei libri di storia di Napoleone?

E’ un’inquietante, a volte macabra, (ma non per questo pienamente razionale e legata al suo tempo) filosofia che si nasconde dietro al Delitto e Castigo di Dostoevskij, di cui ho da poco ultimata la lettura. Il delitto dell’ex studente (e la dimensione di colto intellettuale si confonde con l’alta auto-considerazione per la sua intelligenza) Rodiòn Romànovič Raskòl’nikov, che ha ucciso una vecchia usuraia e la sorella (per quanto quest’ultimo sia omicidio non voluto), diviene lo sfondo di una riflessione esistenzialistica di pungente realismo. Non solo: il tutto è inserito in un contesto ben definito, che pare (e probabilmente è) figlio di un celato autobiografismo. La miseria stessa diviene personaggio fra i principali della vicenda, la vita di Pietroburgo, le taverne con i suoi ubriachi, la fame e le malattie. E naturalmente l’ingiustizia, i soprusi, l’usura; il delitto ed il castigo.

Dostoevskij tratteggia, insomma, al di dietro della narrazione un ritratto che per il contemporaneo fu certo di straordinaria attualità, mentre per il lettore odierno un romanzo storico di vita che non rientra nei libri di storia. I dimenticati nel dramma di un’esistenza ai bordi dei vicoli, negli sporchi appartamenti in affitto, affogati nella vodka o imbevuti nel tè. Fra miseria e sentimenti, disperazione e morte, il delitto pare a tratti una svolta sì drammatica, ma incresciosamente naturale. Seppure mai l’autore si schieri apertamente a favore dell’atto del suo protagonista, incentrando gran parte del romanzo proprio sul castigo. Castigo che non è però giudizio, quanto piuttosto conseguenza.

Sono tuttavia i personaggi, nei loro monologhi o nelle serrate discussioni, a suscitare il maggiore interesse della penna di Dostoevskij, attento studioso dell’uomo e dei suoi umori, in un climax di drammaticità che trova il suo apice nelle vicende della famiglia Marmeladov. E’ quest’ultima compagna dell’agire del Raskòl’nikov, ma ancor più sintesi dell’ineluttabile sofferenza umana, accettata però con latente umiltà. Atteggiamento, questo, sintetizzato appieno dalla figura di Sonja, una sorta di angelica peccatrice, di necessità prostituta, ma devota religiosa. Ella pare in effetti l’antitesi del protagonista, essendo questi piuttosto risoluto a risolvere l’apatica sua condizione con il delitto stesso, che assume i connotati dell’iniziazione. La vera colpa che si riconosce non è poi l’omicidio, quanto piuttosto l’incapacità di amministrarne l’esperienza. La finale realizzazione della propria debolezza nel gestire le conseguenze del gesto ed i sospetti altrui, l’appartenenza ad un modello di normalità in cui il delitto è effettivamente delitto. Il riconoscimento che forse proprio nell’atteggiamento di Sonja v’è l’unica possibilità di svolta, sia essa solo una consapevole accettazione, una sorta di servitù alla vita.

Il castigo che porta al rinnovamento dell’uomo, tanto che si potrebbe sospettare che per Raskòl’nikov fosse proprio necessario un atto forte come il delitto, per ritrovare la strada di una rinascita.

martedì 21 luglio 2009

Su "Il campo del vasaio"

"Ecco, il problema è stato l'individuazione di una voce mia. E l'ho scoperta del tutto casualmente: raccontai a mio padre una cosa molto buffa che era accaduta in uno studio televisivo e mio padre rise molto. Poi tornò mia madre e mio padre le disse: "Andrea ha raccontato una cosa, guarda, che è successa oggi nello studio" e cominciò a raccontarla. Poi si fermò e disse: "Raccontagliela tu, perchè tu gliela racconti meglio di me"; e allora io gli chiesi: "In che senso gliela racconto meglio?". Così scoprii che per raccontare adoperavo senza saperlo parole italiane e parole in dialetto, e quando avevo bisogno di un grado superiore di espressività ricorrevo al dialetto. Tutta la mia scrittura che è venuta dopo è una elaborazione di questa elementare scoperta avvenuta allora." [Andrea Camilleri]

Invogliato da una ristampa di Repubblica e L'Espresso ( http://temi.repubblica.it/iniziative-noir09/2009/andrea-camilleri-il-campo-del-vasaio/16 ) ho divorato "il campo del vasaio" di Camilleri. Scrittore di sicura fama, tanto che tempo acquistai cinque dei suoi libri, nell'originale edizione della Sallerio editore Palermo. Purtroppo, nonostante la curiosità che appunto mi spinse all'acquisto, ho assunto nel tempo una specie di allergia alla lettura di ciò che comunemente piace.
Credo che razionalmente sia tempo si superare questa immotivata antipatia alla massificazione dei gusti, perché ho scoperto che spesso (non sempre!) ciò che piace, in realtà ha dei validi motivi per piacere. Il caso più evidente fu con Harry Potter, di cui non ho difficoltà oggi ad ammettere la qualità, ma sul finire degli anni Novanta, mentre la serie vedeva la luce ed orde di compagni di scuola ne erano entusiasti, preferivo rivolgere le mie attenzioni al solito Stephen King (non che fosse un autore poco noto, ma quando me ne avvicinai non ne avevo coscienza). Poi la Rowling entrò prepotente, ed inevitabilmente, nelle mie grazie, ma confesso che ancora un certo Dan Brown è in compagnia di Stieg Larsson negli abissi della mia ignoranza. E mentre l'Italia leggeva Paolo Giordano, gli preferivo ostinatamente Paola Barbato (spesso ingiustamente ignorata, ma forse spenderò altre parole su di lei in altra occasione).
Anche i libri di Camilleri/Montalbano, fra l'altro lanciati anche da una serie televisiva (con l'ottimo Zingaretti), non sfuggirono al destino di questa legge assurda del mio inconscio, tanto che finirono a dare bella mostra su scaffali inombrati dalla polvere.
Insomma.. anche se ho scoperto, informato da un promoter di una libreria in stazione di Padova, di essere un buon lettore rispetto alle medie nazionali, ho la consapevolezza che una vita non basta per leggere tutto. Perché sprecarla allora per ciò che leggono tutti?

Questo discorso, l'ho già detto, non è affatto giusto. Ma è spesso diventato determinante nella scelta della prossima lettura. E quando si sceglie un libro, i vari lettori lo sanno, i fattori determinanti non sono pochi. L'autore, il titolo la trama riassunta nella terza di copertina, l'odore, il colore, un consiglio, una pubblicità; spesso semplicemente una sensazione, quasi fosse il libro a scegliere noi, e non noi loro. Sull'argomento credo abbia riflettutto anche Italo Calvino, nella prefazione a 'Se una notte d'inverno un viaggiatore' (1979), attraverso un allegorico assalto di libri-tentatori in libreria (è passato qualche anno da quando lessi quessi quelle pagine, ma dovrei essermela cavata con il riferimento dotto).

Fatto sta che Montalbano ha trovato il suo complice perfetto nella riedizione economica, allegata fra l'altro al quotidiano che, con Il Corriere della Sera, preferisco. Gaudium magnum: non solo ho apprezzato in effetti la storia raccontata (un indagine che segue il ritrovamento di un cadavere, nascosto nel campo di un vasaio dopo esser stato tagliato in trenta pezzi. Si scoprirà in efftti che quest'ultima è altro che una trovata splatter; piuttosto un riferimento dotto, nonché un macabro rituale di stampo mafioso), ma ho amato ancor più la caratterizzazione dei personaggi. In primis Montalbano stesso, alle prese con la paura per l'avanzare dell'età, con il sentimento così forte dell'amicizia, con le spire del tradimento; in secundis ogni singolo personaggio o comparsa, dalla fascinosa Dolores alla monarchica Esterina Trippodo. Le parole prendono vita, carattere, concretezza.
Il merito va tutto all'autore, a quel suo utilizzo così istintivo di un italiano fortemente regionale, che inizialmente spiazza il lettore (me persona personalmenti), ma che poi riesce nel fantastico processo della creazione, nel far danzare uomini fra parole, su sfondi di carta.

Ora, quei libri della Sallerio hanno lasciato il loro scaffale. Non sarà il momento di acquistare anche Il Codice Da Vinci?


PS: per chi legge questo su facebook, ricordo che il mio blog è in realtà a questo indirizzo: livingepitaphs.blogspot.com

domenica 31 maggio 2009

Ultimi libri e articoli letti


Mi piace talvolta fare un elenco, sia come piccola soddisfazione curriculare, sia soprattutto come traccia che leggerò volentieri nel tempo..

ULTIMI LIBRI E ARTICOLI LETTI
Marco Bettalli, Anna Lucia D'Agata, Anna Magnetto
Storia Greca
Carocci Editore, 2006
Oswyn Murray
La Grecia delle Origini
Bologna: Il Mulino, 2001
Michele Faraguna
Alessandro Magno tra Grecia e Asia
in Storia d'Europa e del Mediterraneo
Salerno Editore, 2007
Antonietta Marini
Civiltà Micenea e Civiltà Greca: Continuità/Discontinuità
in Storia d'Europa e del Mediterraneo
Salerno Editore, 2007
Dario Fo
L'Apocalisse Rimandata (ovvero Benvenuta Catastrofe)
Guanda, 2007
Oscar Wilde
Il Ritratto di Dorian Gray
Classici Mondadori
Horace Walpole
Il Castello d'Otranto
Jacques Le Goff
Alla Ricerca del Medioevo
Laterza
Simon Price
Le Religioni dei Greci
Il Mulino
Stephen King
Blaze
Sperling&Kupfer
Stephen King
On Writing
Sperling&Kupfer