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sabato 2 luglio 2011

I nuovi delfini

"CHI SARA' IL NUOVO PAPA?"

Lo ammetto: a scrivere così pare di essere in un nuovo reality show. Dopo il Grande Fratello, ecco a voi il Grande Cocnclave: chiamate il numero in sovraimpressione, o inviate un sms, e potrete esprimere il vostro televoto. In regalo riceverete direttamente sul vostro cellulare la suoneria del Fratello sole, sorella luna o dell'Alleluia.
Pare una blasfemia. Eppure sappiamo che in età antica il vescovo di Roma era acclamato dal popolo, quindi di per sé l'idea del televoto avrebbe persino un fondamento storico. Fortunatamente è in realtà un parto paradossale della mia mente: l'istituzione del conclave è ancora un fondamento dell'organizzazione ecclesiastica.

Eppure: c'è un eppure. Esiste una categoria, una sottospecie, di giornalisti che sono i vaticanisti. Solitamente sono dei laici fortemente religiosi, spesse volte la versione edulcorata di quell'altra sottospecie di giornalisti che sono gli esperti dei regnanti. Questi vaticanisti sanno i fondamenti della teologia, qualcosa di storia della Chiesa, ma soprattutto sono informati su tutti i gossip che circolano nello Stato del Vaticano. Rispetto ai giornalisti che si occupano dei regnanti inglesi hanno ben meno possibilità di lucrare sulla loro fantasia: qui non abbiamo amanti palesi, non si può parlare dell'ultima scappatella dell'aspirante al trono, né rinvangare con la voce drammatica il ricordo della bella e tormentata principessa, morta in un incidente stradale. No: qui il contesto è sin troppo serio: i nostri sono allora costretti a stemperare la serietà della teologia assecondando la superstizione popolare (con enfasi su episodi che di religioso hanno poco), ricordando gli eroi del passato (in Italia van di moda San Pio e Giovanni Paolo II: due personalità senz'altro significative anche dal punto di vista storico, ma non è questa la prospettiva con cui vengono ricordati), e, appunto, interrogandosi su quel quesito sempre sospeso: 'chi sarà il nuovo papa?'.

Mi occorre una piccola parentesi. Intendiamoci: non credo che i vaticanisti siano tutti di questa staffa. Ve ne sono di seri, che attraverso il loro commento oculato permettono di comprendere appieno gli atteggiamenti delle istituzioni ecclesiastiche. Non son più gli equivalenti degli esperti dei regnanti, ma degli ottimi commentatori politici. Né vorrei che si intendessero le mie frecciatine a certi giornalisti (quelle qui non sono le prime nel blog) come un tentativo di delegittimare il giornalismo: contraddirei una delle mie aspirazioni, che è appunto quella di scrivere per un giornale. La realtà è che penso vi siano, in ogni categoria, delle personalità che, forse per lucro o forse per necessità, gettano infine discredito sulla stessa categoria a cui appartengono. 

Il punto è proprio questo. Alla domanda 'Chi sarà il nuovo papa?' un vaticanista serio dovrebbe rispondere in due modi. Primo. Il papa attuale è ancora in vita, né pare avere problemi di salute, o intenzione di dimettersi. Secondo. Ogni previsione, soprattutto ora, non è altro che mera speculazione; sappiamo come il conclave sia innanzitutto risposta di una contingenza. Touché.

Ma non sono pochi i sensazionalisti, i vaticansensazionalisti (evviva i neologismi), che proprio in questi giorni hanno invece già trovato il nome del nuovo papa. Con una strabiliante certezza, hanno detto che il successore di Ratzinger sulla cattedra di San Pietro sarà Angelo Scola. Il motivo è presto detto. Già investito della carica cardinalizia come patriarca di Venezia, nei giorni scorsi egli è stato nominato da Benedetto XVI arcivescovo di Milano, succedendo al dimissionario Dionigi Tettamanzi. Ebbene: per qualcuno questa è già un'indicazione testamentaria dell'attuale papa, che avrebbe così voluto assicurare la successione di una persona stimata, come monsignor Scola, alla Sede Apostolica. Non un'indicazione che riguarda la sola diocesi ambrosiana, quindi, ma l'intera ecumene cattolica. Quest'interpretazione tiene senz'altro conto della storica preferenza per la sede di Milano all'interno del conclave, ma ignora completamente quel punto che già indicavo come fondamentale nella storia di ogni elezione papale: la contingenza. E lo stato di salute di Benedetto XVI, ovviamente.

Strani destini quelli dei delfini. Non parlo di Flipper, ma degli eredi al trono, spesse volte indicati da un'opinione comune poi smentita dai fatti. Soprattutto oggi, nella società mediatica che è innanzitutto società dei sensazionalismi. In questi giorni è stato acclamato, a furor di partito (con un plebiscito ipocrita ed anch'esso sensazionalistico), Angelino Alfano come nuovo segretario del Partito delle Libertà. Sono stati in molti i commentatori che hanno visto proprio in Alfano il successore di Berlusconi, colui che proprio l'attuale premier avrebbe voluto indicare come erede. Ecco che si torna ai due punti fondamentali: il papa..pardon, il presidente..è ancora vivo; e la sua successione sarà figlia della contingenza. Quando accadrà. Ogni speculazione, oggi, resta sempre una speculazione. Touchè.

La mia idea è che Angelo Scola non diverrà papa, e che Angelino Alfano non sarà mai presidente del consiglio. Ma non può essere che una sensazione.

martedì 14 settembre 2010

TG

Maurizio Costanzo, una persona su cui avrei molto da contestare, ma che non trovo giusto criticare a priori, ha recentemente chiesto a Mauro Masi, direttore generale RAI, come mai vedendo il Tg3 ed il Tg1 pare di essere in due Paesi diversi. Non dimentichiamo che lo stesso Costanzo è tornato proprio nell'azienda di via Teulada di recente - condurrà un programma quotidiano, che eviterò in realtà come la peste -, quindi bisogna riconoscergli un certo coraggio. Lo stesso che probabilmente ha portato Masi a negare l'evidenza.
La realtà è evidente: l'ha posta all'attenzione di tutti Maria Luisa Busi, lasciando nel maggio scorso la conduzione del Tg1, scrivendo una lettera molto intelligente. Ma, in nome della stessa intelligenza, bisogna ammettere che la credibilità del Tg1 era già evidentemente in pericolo, anche senza la presa di posizione di chi le cose le viveva dall'interno. Basterebbe ora lasciare a chi legge l'iniziativa di ricercare alcuni degli editoriali del direttore Minzolini, facilmente rintracciabili anche online, perché il giudizio su di lui sia semplice per tutti.
Esiste la libertà di una condotta editoriale di parte, e credo che sia uno dei principi fondamentali della democrazia: l'oggettività giornalistica è forse un falso mito, in quanto il giornalista - come soggetto pensante, con dei principi, delle idee, delle convinzioni, ecc. - raccontando un fatto, anche in minima parte, ci metterà sempre del suo. Ciò che importa è però che anche il normale cittadino, colui che necessita dell'informazione innanzitutto per il suo diritto e dovere fondamentale di andare alle urne, abbia la possibilità di scegliere; un cittadino davvero coscienzioso, e d'un'intelligenza e consapevolezza sociale quantomeno al di sopra della norma, tenderà ad ascoltare così più voci. Ancor meglio: cercherà di farsi la propria opinione, sottoponendo a critica tutte le voci altrui, dal giornalista amico a quello che la pensa diversamente.
La realtà ci porta però a pensare che esistono, nella società italiana, due problemi principali. Il primo è che l'influenza d'una determinata linea editoriale, e c'è chi lo ha esemplificato in un documentario, è quella nettamente più sovraesposta "mediaticamente". Su due livelli: quello esplicito dell'informazione di parte - IlGiornale, Libero, StudioAperto, in parte Tg5, molto più, paradossalmente, Tg1 -, quello subliminale d'un tipo di anti-cultura e di consapevole distrazione. 
Il secondo problema è il risultato del primo: il cittadino-medio tende, soprattutto per effetto d'una certa anticultura, a non voler ricercare l'oggettività nell'informazione, ma a fomentare il suo credo prendendo per buono ciò che legge, o evitando persino di leggere e fidandosi del sentito dire. Fossimo tutti illuministi, potremmo sperare che la ragione d'ognuno porti verso una ricerca, spesso tediosa e complicata, di questa verità. La realtà è purtroppo diversa, e lo si comprende sia da determinati risultati elettorali, sia dalle voci che si possono raccogliere negli autobus, nei bar, per le strade, nella stessa televisione o nei social network. L'ignoranza, sia essa sulla politica, sulla società, sulla cultura in senso lato, sulla Musica, l'arte o la letteratura, raggiunge livelli sconfortanti.
In questo scenario, che spero sia più pessimista che realistico, fa quindi piacere il recente successo d'ascolti di Mentana, nuovo-direttore del Tg de LA7. Potrebbe essere l'indizio d'un risveglio delle masse, d'un nuovo interesse per il giornalismo di qualità. O semplicemente infine la possibilità, per chi non riusciva a trovare il suo posto in un ventaglio d'informazione piatta e perlopiù allineata, di attingere ad un professionista che sa fare il lavoro di giornalista, e non si limita a quello del servo. La speranza è sempre quella che chiunque possa riuscire ad avere la dignità di cercare i diversi punti di vista, e di elaborare così il suo; ma chi non lo vuole fare, per favore spenga Minzolini, ed accenda Mentana. E scusate se anch'io sono di parte.

martedì 25 maggio 2010

Momento di riflessione..


Italian shop-keepers, businessmen and judges are not the only victims of organised crime networks such as Cosa Nostra, the Camorra, the ’Ndrangheta, and the Sacra Corona Unita. Journalists and writers also find themselves in the line of fire as soon as they try to cover the Italian mafia. One of them is Roberto Saviano, author of the book Gomorra, who is forced to live under permanent police protection.

In all, some 10 journalists work under police protection. There have been hundreds of cases of threats, anonymous letters, vandalised tyres, and torched cars. Every journalist writing about these criminal groups has been watched at one time or another. Lirio Abbate, 38, correspondent in Palermo, Sicily, for the news agency Ansa, and author of I Complici (The Accomplices), also lives under permanent police protection. This is also the case, since March 2008, for Rosaria Capacchione, a 48-year-old journalist working for more than 20 years for the leading Naples daily Il Mattino, who covers the Camorra and who, like Roberto Saviano, is being hunted by the Casalesi clan. And their work, with all the risks that accompany it, gets no support from Prime Minister Silvio Berlusconi. In November 2009, he said he wanted to “strangle” writers and filmmakers who give Italy a bad image by focusing on the mafia.

fonte:

http://en.rsf.org/predator-organised-crime,37265.html