domenica 26 settembre 2010

Batman

giovedì 23 settembre 2010

WEEEE.

martedì 21 settembre 2010

Vedete quanto poco ci vuole per rendere felice un uomo!

sabato 18 settembre 2010

Fotografia digitale (democrazia dell'immagine)

"L'avvento della foto digitale ha contribuito a rivoluzionare la comunicazione dell'era moderna. Non tanto e non solo dal punto di vista quantitativo e - almeno in parte - anche qualitativo, bensì come processo di "democratizzazione". Grazie a una tecnologia avanzata oggi centinaia di milioni di persone possono scattare immagini e metterle in comune attraverso internet. (…) E' evidente che l'immagine di qualità presuppone altri tempi, altra preparazione. La democrazia dell'immagine non cammina di pari passo con la virtù, con l'eccellenza. (…) Perché se è vero che oggi, grazie al digitale, siamo capaci tutti di scattare immagini "passabili", pochi però sono quelli in grado di renderle uniche e irripetibili."

GUGLIELMO PEPE, "Qui Italia", National Geographic Italia, Vol. 26 N. 3, Settembre 2010
foto di Vincent Laforet, con una Canon5DmII

martedì 14 settembre 2010

TG

Maurizio Costanzo, una persona su cui avrei molto da contestare, ma che non trovo giusto criticare a priori, ha recentemente chiesto a Mauro Masi, direttore generale RAI, come mai vedendo il Tg3 ed il Tg1 pare di essere in due Paesi diversi. Non dimentichiamo che lo stesso Costanzo è tornato proprio nell'azienda di via Teulada di recente - condurrà un programma quotidiano, che eviterò in realtà come la peste -, quindi bisogna riconoscergli un certo coraggio. Lo stesso che probabilmente ha portato Masi a negare l'evidenza.
La realtà è evidente: l'ha posta all'attenzione di tutti Maria Luisa Busi, lasciando nel maggio scorso la conduzione del Tg1, scrivendo una lettera molto intelligente. Ma, in nome della stessa intelligenza, bisogna ammettere che la credibilità del Tg1 era già evidentemente in pericolo, anche senza la presa di posizione di chi le cose le viveva dall'interno. Basterebbe ora lasciare a chi legge l'iniziativa di ricercare alcuni degli editoriali del direttore Minzolini, facilmente rintracciabili anche online, perché il giudizio su di lui sia semplice per tutti.
Esiste la libertà di una condotta editoriale di parte, e credo che sia uno dei principi fondamentali della democrazia: l'oggettività giornalistica è forse un falso mito, in quanto il giornalista - come soggetto pensante, con dei principi, delle idee, delle convinzioni, ecc. - raccontando un fatto, anche in minima parte, ci metterà sempre del suo. Ciò che importa è però che anche il normale cittadino, colui che necessita dell'informazione innanzitutto per il suo diritto e dovere fondamentale di andare alle urne, abbia la possibilità di scegliere; un cittadino davvero coscienzioso, e d'un'intelligenza e consapevolezza sociale quantomeno al di sopra della norma, tenderà ad ascoltare così più voci. Ancor meglio: cercherà di farsi la propria opinione, sottoponendo a critica tutte le voci altrui, dal giornalista amico a quello che la pensa diversamente.
La realtà ci porta però a pensare che esistono, nella società italiana, due problemi principali. Il primo è che l'influenza d'una determinata linea editoriale, e c'è chi lo ha esemplificato in un documentario, è quella nettamente più sovraesposta "mediaticamente". Su due livelli: quello esplicito dell'informazione di parte - IlGiornale, Libero, StudioAperto, in parte Tg5, molto più, paradossalmente, Tg1 -, quello subliminale d'un tipo di anti-cultura e di consapevole distrazione. 
Il secondo problema è il risultato del primo: il cittadino-medio tende, soprattutto per effetto d'una certa anticultura, a non voler ricercare l'oggettività nell'informazione, ma a fomentare il suo credo prendendo per buono ciò che legge, o evitando persino di leggere e fidandosi del sentito dire. Fossimo tutti illuministi, potremmo sperare che la ragione d'ognuno porti verso una ricerca, spesso tediosa e complicata, di questa verità. La realtà è purtroppo diversa, e lo si comprende sia da determinati risultati elettorali, sia dalle voci che si possono raccogliere negli autobus, nei bar, per le strade, nella stessa televisione o nei social network. L'ignoranza, sia essa sulla politica, sulla società, sulla cultura in senso lato, sulla Musica, l'arte o la letteratura, raggiunge livelli sconfortanti.
In questo scenario, che spero sia più pessimista che realistico, fa quindi piacere il recente successo d'ascolti di Mentana, nuovo-direttore del Tg de LA7. Potrebbe essere l'indizio d'un risveglio delle masse, d'un nuovo interesse per il giornalismo di qualità. O semplicemente infine la possibilità, per chi non riusciva a trovare il suo posto in un ventaglio d'informazione piatta e perlopiù allineata, di attingere ad un professionista che sa fare il lavoro di giornalista, e non si limita a quello del servo. La speranza è sempre quella che chiunque possa riuscire ad avere la dignità di cercare i diversi punti di vista, e di elaborare così il suo; ma chi non lo vuole fare, per favore spenga Minzolini, ed accenda Mentana. E scusate se anch'io sono di parte.

lunedì 13 settembre 2010

Determinate aree…

giovedì 9 settembre 2010

[REC] Stephen King, L'acchiappasogni

Quando ci si abitua a certi standard qualitativi, è difficile poi prendere con serenità un passo falso.



Stephen King non è mai stato uno scrittore che ha scritto particolarmente bene, se prendiamo, intendo, come metro valutativo l'estetica del linguaggio utilizzato. Il motivo è banale: la sua è una narrativa d'evasione, non ha l'interesse un po' accademico - un po' edonistico - di colpire il lettore con ogni singolo vocabolo utilizzato. La sua è pura fiction, del tipo che per di più vanta la scritta "best seller" in copertina. La sua è certo una narrativa un po' di genere, fra horror e fantascienza, ma è comunque letta da un pubblico vasto, e non selezionato. E' il discount della narrativa, e questa sua caratteristica è stata in passato il motivo di critiche poco lusinghiere; ci si deve però rendere conto che non esiste solo la narrativa - o sarebbe meglio dire la letteratura - con la N o la L maiuscole. Esiste la narrativa che non è un piacere intellettuale, ma un piacere sensoriale. Quella che ti lega alle pagine non perché ti accresce culturalmente, ma perché ti fa passare il tempo, perché ti attrae, perché…semplicemente "ti piace la storia".
In appendice al libro che sto recensendo, L'Acchiappasogni (2010,  Sperling&Kupfer, ed. or. 2001), è riportata una citazione dello stesso King, che in parte avvalla questa mia premessa: "A me interessa aggredire le emozioni dei lettori, scipparle. Non credo che i libri debbano essere una questione intellettuale. Il mio lavoro è quello di farvi bruciare la cena mentre leggete. Se poi spegnete la luce e avete paura che ci sia qualcosa sotto il letto, bene." Ecco, nelle sue parole ben si spiega ciò che intendo. E' un discorso che non mi sento di condividere in pieno - i libri, o almeno alcuni libri, sono esattamente una questione intellettuale! -, ma che esprime con precisione lo stile di King. E della maggior parte degli autori di narrativa.
Ed allora dove stanno quegli standard qualitativi, di cui parlavo in apertura? Se non nell'estetica della scrittura - beh, piccola precisazione: King sa scrivere, ed anche molto bene… ma non è né un Oscar Wilde, né un Saramago; e nemmeno vorrebbe esserlo -, sicuramente nella capacità d'inventare. Non nella cornice, ma nella sostanza. Non è uno scrittore barocco, il suo talento lo si trova nella straordinaria capacità d'evocare storie, incubi ed emozioni. Si leggano It (1986) e Misery (1987), probabilmente i suoi due capolavori del filone orrorifico, per comprendere appieno quale sia il dono che lo ha reso così celebre.
Sorprende quindi che L'Acchiappasogni abbia un intreccio meno riuscito, quasi un gioco sarcastico di citazionismo, in cui si riprendono canoni propri di certa fantascienza, e li si fa propri in un contesto originale e non sempre efficace. Così la possessione aliena avviene attraverso l'incorporamento di esseri mostruosi, definiti dai protagonisti come "donnole di merda" (sic!), che si palesano attraverso le nauseabonde scoregge (di nuovo sic!) degli sfortunati impossessati. Di tutti, sia chiaro, tranne uno dei protagonisti, Jonesy, che la presenza aliena - definita Mr. Gray, ed è ancora una citazione - riesce solo a controllare a livello intellettuale, provocando allucinazioni e deliri. Fintantoché lo stesso Jonesy rimane seduto in una sorta d'ufficio nel suo cervello, il controllo alieno avviene anche sul fisico di Jonesy (che è così costretto a macchiarsi di svariati omicidi). Ma mentre Mr. Gray inizia la sua umanizzazione scoprendo il fantastico mondo del bacon (ancora sic!), con l'aiuto di Duddits - un ritardato, conosciuto nell'infanzia, ma che ha straordinari poteri telepatici - Jonesy riesce infine a ribellarsi, in uno scontro finale che avviene in un'immaginifica situazione allucinatoria. A condire il tutto, ci si mette anche Kurtz, un pazzo che misteriosamente è a capo dell'operazione militare contro gli alieni, e che decide di ordire una disinfestazione di massa, uccidendo tutto ciò che è entrato in contatto con le presenze extraterrestri (e con un virus, che gli umani chiamano Ripley - citazione da Alien -, e gli invasori chiamano - che originalità! - byrus), compresi animali, civili e soldati. La situazione evolve insomma in una sorta di lungo inseguimento, con alla testa Jonesy controllato da Mr.Gray (che vuole raggiungere una torre dell'acqua, per diffondere attraverso essa il virus), alle spalle Henry (amico di Jonesy, con cui è anche in contatto telepaticamente), Duddits, ed Owen (un soldato che si è ribellato a Kurtz). Da ultimi, lo stesso Kurtz, che si vuole vendicare di Owen.
Il riassunto rende l'idea di quale sia la storia dietro le pagine del libro. E' un po' ingiusto, perché forse ridicolizza una narrazione che è in alcuni tratti costruita magistralmente (soprattutto quando si parla dell'amicizia fra i protagonisti, un tema che King tratta spesso, e sempre con competenza). Ma la trama non è mia invenzione, ed anche mentre si legge ci si rende conto che talvolta si esce un po' dal seminato. Spiace dirlo, da assoluto fan di Stephen King da tempo immemore, ma forse in questo libro si è verificato ciò che Seth MacFarlene aveva stigmatizzato con la solita irriverenza in un episodio della sua Family Guy (in italiano, I Griffinvedi lo spezzone cliccando qui ). Al sottoscritto il libro è comunque piaciuto, e sicuramente soddisferà molti dei fan dello scrittore americano. Ma non mi sentirei di consigliare questa lettura a chi si vuole avvicinare a King, non avendo mai letto nulla prima.

Stephen King, L'acchiappasogni, Milano: Sperling&Kupfer SuperBestSeller, 2010 (ed. or. Sperling&Kupfer, 2001, da Id., The Dreamcatcher, 2001)




in vendita a 11.90 € (a settembre 2010)

domenica 5 settembre 2010

La crisi dell'Editoria (quella con la E)




"L’editoria, non solo quella italiana ma mondiale, si indirizza a un non lettore. Gira e rigira, è la demagogia del cliente, è l’acchiappare gli sfigati e le sfigate che nel libro cercano il passatempo, la consolazione, la cabala rivelata dell’amore, del sogno nel cassetto ovvero dell’assassinio di una vita, il chip misticheggiante per far ripartire alla meglio la loro arrugginita macchina ghiandolare."

Aldo Busi

(M. Cavalli, Aldo Busi: "Io e il caso Mondadori", Oggi 36, pp. 28-32) // 
intervista completa disponibile online: qui

mercoledì 1 settembre 2010

The Mask




*
"Tògli quella maschera d'oro ardente
Con gli occhi di smeraldo".


"Oh no, mio caro, tu vuoi permetterti


Di scoprire se i cuori sian selvaggi o saggi,
Benché non freddi".


"Volevo solo scoprire quel che c'è da scoprire,
Amore o Inganno".
"Fu la maschera ad attrarre la tua mente,
E poi a farti battere il cuore,
Non quel che c'è dietro".


"Ma io debbo indagare per sapere
Se tu mi sia nemica".
"Oh no, mio caro, lascia andar tutto questo; 
Che importa, purché ci sia fuoco 
In te, in me?"


[W. B. Yeats]