domenica 27 giugno 2010

Charlie Chaplin - Modern Times (Tempi moderni)

venerdì 25 giugno 2010

Mondiali (7)


La peggiore Italia di sempre, scrive la Gazzetta. Non si tratta di un eufemismo: è pura verità, avvallata sia dal senso di chi ha guardato le partite, sia dalla statistiche (mai l'Italia era uscita dai campionati del Mondo senza nemmeno una vittoria). Così è, se vi pare; non è la morte di nessuno, abbiamo preso coscienza che i timori della viglia erano davvero fondati. Lippi lascia la panchina - come già si sapeva -, con molte delle colpe che si auto-attribuisce. L'unico eroe rimasto sembra essere Quagliarella, simbolo di quell'orgoglio che ha infiammato l'ultima parte della scorsa gara. Le sue lacrime sono la confessione di chi ancora davvero ci credeva, di chi ha dato l'anima. Lo si prenda da esempio, ora che si deve iniziare a concepire l'idea di una ripartenza. Basta il calcio viziato di chi ha il posto sicuro, per simpatia o abitudine. Rivogliamo un'Italia battagliera, che non si faccia ridicolizzare. Appuntamento agli Europei; mancano solo due anni - c'è quasi tutto da cambiare.

giovedì 24 giugno 2010

Mondiali (6)

Marcello Lippi, due Mondiali con l'Italia. LaPresse
Ebbene ce ne andiamo a casa: o meglio, se ne tornano a casa loro. Quegli Azzurri che in qualche modo ci rappresentano, chi più chi meno. Tre palloni in fondo alla rete, la nostra, Marchetti col mal di schiena a forza di raccoglierli. Errori, errori ed errori, ogni minuto dei primi quarantacinque questa parola scandita dalla voce di Fabio Caressa su SKY. La voglia infinita di lanciare qualcosa al televisore, o di spegnerlo definitivamente. C'è stato dell'orgoglio, delle unghie con cui si è r-iniziato finalmente a graffiare; ma solo nell'ultimo quarto d'ora. Lì l'Italia è stata una squadra da Mondiale. Prima, solo l'ombra di ciò che quanto meno ci si dovrebbe aspettare.
Ha fatto bene a prendersi le responsabilità Lippi, in apertura della conferenza stampa. In parte ha ragione. Ma non c'è solo lui, non conta nemmeno indicarlo come capro espiatorio: lui lascerà una panchina calda ad un altro nome (quello di Prandelli), con ancora molti problemi da risolvere.  Ora ci deve riprendere dalla sbornia del 2006, e riniziare a lavorare serenamente.
Ecco uno degli errori del calcio italiano: in tutti gli studi delle televisioni italiane ci sono ancora le facce del 1982, dei signori di mezza età a cui ancora c'è chi chiede consigli su come vincere. Basta: la vittoria del Mondiale dell'82 è lontana, altrettanto anche quella del 2006. Ora c'è il 2010, e tanta vergogna. Trasformiamola in energia positiva.


dal sito della GAZZETTA:
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dal sito del Corriere dello Sport:


dal sito del Bild (GERMANIA):

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dal sito della CNN (USA):
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dal sito de El Pais (Spagna):

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dal sito de L'Equipe (Francia):

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dal sito del Times (Inghilterra):

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IPSE DIXIT:
Lippi: "è tutta colpa mia. Credevo si qualificassero le prime quattro del girone."

martedì 22 giugno 2010

Aldo Grasso su "Notti Mondiali"

lunedì 21 giugno 2010

Mondiali 2010 (5)

ITALIA - NUOVA ZELANDA: 1-1
C'è un atteggiamento tipicamente italiano, quello disfattista, che viene sempre trasportato anche nel giudizio agli Azzurri. Saran certo motivi culturali quelli che portano gli italiani ad essere sia pessimisti, sia severi nei loro giudizi. Oppure più semplicemente una certa abitudine al peggio, in una situazione politico-sociale che toglie generalmente ogni serenità d'opinione.
Per questo motivo, tornando al discorso meno impegnato del calcio (di cui, per motivi già scritti, mi son ripromesso di parlare in questo mese, nel mio blog), non sorprende che la nazionale di calcio sia sempre accompagnato da cori avversi, proprio da quelli che sono probabilmente i suoi tifosi più accaniti. Un odi et amo che ogni commissario tecnico sa, anche se talvolta finge di non sapere, di dover affrontare. Fa parte un po' del gioco.
Generalmente preferisco non accodarmi a questo disfattismo: invito piuttosto alla prudenza, a giudicare non quelle che sono le premesse, ma l'effettività del gioco. Ma ora non posso fingere più. Non posso scrivere che l'Italia ieri ha giocato bene. Non si tratta più di quel pregiudizio, o giudizio distorto, tipicamente italiano: è obbiettivo che ieri l'Italia ha sofferto, ha giocato male, e la prestazione generale è stata vergognosa.
Non importa che in questo mondiale, se non si guarda all'Argentina ed al Brasile, ogni grande ha fatto male o ha in qualche modo deluso. Si tratta della consolazione dei perdenti. Prima di guardare ai campi altrui, si dovrebbe porre l'attenzione al proprio spogliatoio, riflettendo sulla prestazione di ieri dei vari Camoranesi (tiri a caso e confusione nel campo), Marchisio (perché non è uscito lui, invece di Pepe?), Criscito (un disastro), Cannavaro (colpevole nel gol subito), Gilardino (invisibile), Pazzini (doveva essere risolutivo, non ha combinato nulla), ...
L'atmosfera non è buona. Voci parlano di un gruppo che si sta incrinando, di qualche malumore. Poco importa che matematicamente si può andare ancora avanti; poco importa anche che nel 1982 gli Azzurri passarono il 'gironcino' con solo tre pareggi. Ricordiamo che ieri di fronte avevamo la Nuova Zelanda. Questa volta il coro dei disfattisti fa bene a far sentire la sua voce.

  

PICCOLA RASSEGNA STAMPA:
Corriere dello Sport, forse il più sincero, titola "Azzurri, che pena!", la Gazzetta chiede invece "Lippi tutto qui?", sottotitolando "Italia addormentata, il gioco non si vede". Tuttosport è l'unico che pare già ad un primo sguardo ottimista: titola "Italia, fatti furba!", specificando "Bloccati dalla Nuova Zelanda. Ma il Mondiale si può ribaltare". Speriamo bene.

venerdì 18 giugno 2010

Addio a Josè Saramago

dal sito Feltrinelli:
dalla Fondaçao José Saramago:
dal sito dell'Einaudi:

"C'è chi passa tutta la vita a leggere senza mai riuscire ad andare al di là della lettura, restano appiccicati alla pagina, non percepiscono che le parole sono soltanto delle pietre messe di traverso nella corrente di un fiume, sono lí solo per farci arrivare all'altra sponda, quella che conta è l'altra sponda." Josè Saramago, La caverna, Torino: Einaudi, 2000




José Saramago se ne è andato. Resta la sua arte, i suoi libri, uno dei quali - per puro caso - ho recentemente recensito. Quando se ne va un uomo che tanto ha donato all'umanità, si sente come un vuoto. Il vuoto di tutto ciò che ancora ci avrebbe potuto dare, la mancanza di quelle parole che avrebbe, solo lui, saputo trovare. Beh - lo si capisce dall'ironia dei suoi libri - lui avrebbe scherzato anche sulla sua partenza. Lo avrebbe fatto con la sua superlativa intelligenza.


Grazie José, continueremo a leggerti.

Scrittore portoghese, Josè Saramago era nato il 16 novembre 1922. Aveva vinto il premio Nobel nel 1998. Fra i suoi capolavori, Cecità del 1995.

martedì 15 giugno 2010

[REC] José Saramago, Le intermittenze della morte

Ci sono alcuni libri che quando finiscono ti lasciano una strana forma d’estasi. Una volta voltata la fatidica ultima pagina, ti senti sospeso fra il mondo rinchiuso in quelle righe, ed uscirne e ritrovarti a faccia a faccia con la realtà ti lascia un po’ a disagio. Come in una forma di subitanea nostalgia che si mescola con il senso di meraviglia, senti che qualunque parola potresti dire a commento sarebbe fuori luogo, così inutile per aggiungere qualcosa alla perfezione di ciò che hai appena letto. E’ una variante della sindrome di Stendhal, il vero motivo per cui il finale di un libro è così importante. Quante sono invece le delusioni di romanzi ben scritti, ma che si chiudono in maniera banale o scontata; a volte sembra che l’autore, che così tanto si è prodigato nello strutturare il suo genio narrativo, sia arrivato alla fine esausto, e voglia solo mettere l’ultimo punto come un lavoratore allo scoccare della sera. Alle volte noi lettori ci arrabbiamo, ci sentiamo presi in giro perché veniamo salutati così male, le nostre aspettative così disilluse (o perfettamente rispettate, in una fiera dell’ovvietà), ci troviamo a giudicare un buon libro così negativamente solo per quelle ultime righe. Forse è per questo che alcuni scrittori hanno dichiarato d’iniziare la stesura dei loro romanzi proprio dal finale, quasi che volessero attingere dal fuoco delle muse quando è ancora un incendio, e lasciare così traccia indelebile su carta dell’ispirazione, proprio nel momento in cui il lettore è più esigente.
Non so come Saramago, così fortunato nell’aver trasformato il suo fantastico talento in un lavoro, si approcci a quest’ultimo. Certo è che questo “Le intermittenze della morte” riesce a lasciare quel senso di meraviglia di cui parlavo sopra.
Sia chiaro: tutto il libro è ispirato; fantastica l’idea paradossale di fondo d’un paese ove la Morte ha deciso di pensionare il suo operato, intelligente - nello stile di Saramago - la forma di scrittura, con la capacità pungente di sfumare il paradossale verso l’ironia sociale. Straordinaria anche la capacità di mutare il senso del romanzo, conducendo il lettore verso una nuova imprevista prospettiva, che porta al finale. Quel finale, quel colpo di maestro, che solo uno dei più grandi scrittori contemporanei poteva scrivere.

JOSE' SARAMAGO,
Le intermittenze della morte, Torino: Einaudi, 2005 (ed.or ID., As Intermitencias da Morte, Lisboa: J.Saramago&Editorial Caminho SA, 2005),
in vendita a 11€ (aprile 2010, edizione super ET)
su ibs: http://www.ibs.it/code/9788806184872/saramago-jos-eacute/intermittenze-della-morte.html

lunedì 14 giugno 2010

Mondiali 2010 (4)


Va bene, l'avevo scritto. Niente commenti dopo la prima partita. Però due osservazioni: vincere magari avrebbe fatto bene, ma il risultato spesso non dà nessuna indicazione. Il Paraguay si è trovato anche sulla via dei tre punti, ma chi ha davvero giocato bene è l'Italia. Ed è importante. Si può migliorare, anche molto, ma le buone indicazioni ci son state (però...attenzione all'Olanda!!!).

RISULTATI:

ITALIA - PARAGUAY : 1-1
DANIMARCA - OLANDA: 0-2
CAMERUN - GIAPPONE: 0-1

domenica 13 giugno 2010

Mondiali 2010 (3)

Quando una squadra gioca bene è talvolta difficile giudicare se il merito è solo della squadra, o se c’è lo zampino degli avversari. E’ il caso della partita di questa sera, Germania-Australia, praticamente un senso unico a partire dai primi minuti. Grande partita dei tedeschi, ma l’Australia non è stato l’avversario adatto per provare il valore di Klose e compagni. Come sempre, bisogna aspettare. Lo stesso varrà per l’esordio dell’Italia, domani contro il Paraguay. Che ci sia sfiducia è normale, ma anche nel caso di una sconfitta, forse sarebbe meglio aspettare a lanciare gli strali che tutti hanno già in serbo.

RISULTATI:
ALGERIA - SLOVENIA: 0-1
GHANA - SERBIA: 1-0
AUSTRALIA - GERMANIA: 0-4

sabato 12 giugno 2010

Se questo è un portiere...



RISULTATI
COREA DEL SUD - GRECIA 2-0
ARGENTINA - NIGERIA 1-0
INGHILTERRA - STATI UNITI 1-1

venerdì 11 giugno 2010

Mondiali 2010 (3)

per chi legge su facebook: post originale su livingepitaphs.blogspot.com
Dopo le prime due partite del Mondiale sudafricano, c’è da dire una cosa. L’Italia che sembrava così fuori forma, non sembra orientativamente così lontana da quelle che sono le condizioni di Sudafrica, Messico (al di là dell’amichevole), Uruguay e, soprattutto, Francia. Certo, c’è da aspettare Italia-Paraguay, ma se ci si aspettava un inizio esplosivo non c’è stato. O meglio: lo è stato per altri motivi, per la cerimonia inaugurale, per il ballo dei sudafricani dopo la prima marcatura, per le urla e per le vuvuzela. Per il resto, praticamente solo noia (mitigata, come previsto, solo dal commento della Gialappa's).

Risultati:
GIRONE A
Sudafrica - Messico: 1 - 1
Francia - Uruguay: 0 - 0

Legge Bavaglio

ANCHE QUESTO BLOG, nel suo piccolo, E' CONTRARIO ALLA
LEGGE BAVAGLIO.


I Mondiali e la Gialappa's


per chi legge su facebook, questo post è stato originariamente pubblicato sul mio blog: http://livingepitaphs.blogspot.com

Ebbene ci siamo.
Con oggi si apre la stagione del campionato mondiale, un mese di sfide. E di commenti, opinioni, litigi, tifo.
A fronte di orde di entusiasti, non pochi sono quelli che già non ce la fanno più. E' la popolazione di chi del calcio può farne decisamente a meno, o di chi lo osserva con minore coinvolgimento di chi è davvero tifoso. Ne ho parlato nell'introduzione al mio ultimo editoriale: per tutte queste persone smarcarsi dall'ossessione mediatica sarà praticamente impossibile. Non solo perché le urla dei vicini - se non si è degli eremiti - quanto meno annunceranno ogni gol della nostra Nazionale; ma anche perché ogni quotidiano già da qualche tempo occupa molte delle sue pagine per parlare del Mondiale. Non basterà nemmeno saltarle, perché nei bar si parlerà di calcio, sugli autobus se ne parlerà, nei blog, nelle trasmissioni televisive.... E nelle radio.
Arriviamo al capitolo radiofonico, appunto (anche se di tutto questo, lo ripeto, avevo accennato nel mio precedente intervento). La soluzione per chi non vive di calcio, ma che vuole magari seguirlo quanto meno per rimanere informato sull'attualità senza esserne ossessionato; o chi vuole sdrammatizzarne i contenuti, la soluzione da anni si chiama Gialappa's Band.
Imitata ma mai eguagliata, questa compagine composta da Carlo Taranto, Giorgio Gherarducci e Marco Santin, sono una sorta di tradizione sia per molti radioascoltatori, sia per chi alla radio si avvicina solo in queste occasioni. La fama del gruppo deriva dalle trasmissioni televisive, dove hanno tenuto battesimo a personaggi del calibro di Paola Cortellesi, Fabio De Luigi, Lucia Ocone, Aldo-Giovanni&Giacomo, Maurizio Crozza, Marcello Cesena, Ugo Dighero (ma la lista potrebbe continuare ancora..), ma è in radio che i nostri danno il massimo.
Sono diventati una sorte di tradizione, dicevo, ma che quest'anno rischiava di saltare. Il direttore di Radio2, Flavio Mucciante, in una imprecisata riorganizzazione aziendale ha infatti calato la ghigliottina sull'appuntamento, fornendo delle motivazioni che hanno suscitato non poche risate.
Tralasciando però i commenti sulla condotta aziendale del direttore, è notizia degli ultimi giorni che la Gialappa's ha trovato rifugio su Radio Deejay, dove condurrà una fascia quotidiana dalle 13 alle 14. La notizia, accolta dal web con gioia, aveva però i contorni di una certa delusione, in quanto sarebbe mancata la vera e propria cronaca agli incontri del Mondiale, che con i suoi toni dissacranti permetteva alla Gialappa's di dare il massimo.
Il colpo di scena è arrivato due sere fa, quando RTL 102.5 ha finalmente annunciato che ospiterà il trio per la cronaca della maggior parte degli incontri (le partite delle 16 e delle 20, ad eccezione di quelli dell'Italia, che prevedono una cronaca istituzionale).
Marco Santin in particolare, come ha ricordato anche Linus - direttore artistico di radio DJ, qui: http://linus.blog.deejay.it/2010/06/10/mai-dire-mai/ -, farà un vero e proprio record: dalle 11 alle 12.10 conduce in coppia con Nicoletta Simeone il programma 'Grazie Per Averci Scelto' su Radio2. Dalle 13 alle 14 sarà su Radio Dj. Alle 16 e alle 20 su RTL 102.5.
I fans, protagonisti di un vero e proprio movimento popolare a favore della Gialappa's (una vera e propria rivolta, che trova il suo apice nel sito http://gialappasblog.splinder.com/ dove si possono ritrovare anche tutte le informazioni qui solo riassunte), sono così soddisfatti più delle loro segrete speranze. Così anche chi vuole evadere un po'dalla monotonia degli incontri.

Un piccolo commento finale, al di là del discorso mondiale, va però alla trasmissione "Grazie Per Averci Scelto", che ho nominato sopra. Proprio contro le logiche imprenditoriali, e sinceramente anche poco sensate, del direttore di Radio2, i responsabili del programma hanno deciso di non rinnovare il contratto. Seguo "Grazie Per.." da ormai quasi due anni, e proprio per come il programma è gestito ho la sensazione illusoria di esserne parte. La speranza è che il gruppo che tanta compagnia mi ha tenuto possa trovare spazio altrove, proprio come ha fatto la Gialappa's. A loro, in ogni caso, va il mio ringraziamento per ciò che finora hanno fatto.

lunedì 7 giugno 2010

Mondiali 2010 (2)


Il Mondiale è innanzitutto una concentrazione mediatica fuori dal comune. Basta seguire i palinsesti che si vanno a formare, sia nelle televisioni, sia in radio. SKY offrirà una copertura completa, al limite del voyeurismo. La RAI risponde come può, coprendo con la diretta metà delle partite (più o meno), e con una serie di trasmissioni con una cricca di opinionisti odiosi.
In radio lo stesso. Radiorai ha l'esclusiva, ma il direttore di Radio2 ha avuto la brillante idea di non confermare la Gialappa's Band, che era l'alternativa dissacrante al Mondiale istituzionalizzato. Ne ha approfittato radio DJ, che li ha "acquistati" per una fascia quotidiana dalle 13 alle 14 (ma in molti sperano che si daranno anche alla cronaca). RTL 102.5 farà di più: ha acquistato i diritti per poter fare una cronaca diretta, con collegamenti dal Sudafrica, di gran parte degli incontri.
All'estero sarà più o meno lo stesso, se poi iniziassimo a considerare la carta stampata e, soprattutto, il web (questo blog è una piccolissima goccia in un oceano inestimabile).. beh, per enunciare una lista completa impiegheremmo più dei minuti che saranno effettivamente impiegati nei campi di gioco.
Un esempio di come la copertura mediatica possa essere anche deleteria è l'episodio che sta dividendo in questi giorni in internet; esso riguarda il centrocampista della Juventus e della nazionale italiana Marchisio, che prima dell'incontro ITALIA-SVIZZERA (fra parentesi finito sull'1 a 1) avrebbe cantato l'inno modificando le parole, e cantando "..DELL'ELMO DI SCIPIO, CHE SCHIAVO DI ROMA LADRONA IDDIO LA CREO''".. ( http://www.youtube.com/watch?v=YgsGnCD2JQw )
Ecco: questa copertura mediatica per un mese raggiungerà l'ossessione, causando crisi di nervi per coloro che del calcio si disinteressano completamente. Beh, se queste persone ne approfittassero per spegnere la televisione e leggere un bel libro, sarebbe quanto meno un primo effetto positivo della situazione qui sopra.
Ma un altro aspetto, complementare ma ben diverso, è centrale nella competizione di quest'anno. Finalmente il Mondiale approda in Africa, chiaramente nel suo Paese più evoluto dal punto di vista innanzitutto economico. Ma un paese che nel suo passato anche recente ha vissuto una storia drammatica, ancora non del tutto emarginata.
Non è certo imponendo un modello occidentale, o travasando la dubbia sportività del calcio che si risolvono i problemi (che poi in altri paesi sono ancor più gravi).
Ma puntando i riflettori su un continente spesso visto come la discarica del mondo, facendolo sentire in qualche modo più vicino a noi, si potrebbero aprire gli occhi a qualcuno. Il divario culturale potrebbe venir vissuto finalmente come una differenza di specificità locali, e non più come un'erronea gerarchia fra un cosiddetto popolo evoluto ed uno ancora retrogrado. Il movimento culturale è un primo passo per un cambiamento vero. E' triste che si debba confidare in una manifestazione ludica, e spesso triviale, come il Mondiale di Calcio per avere la speranza di una sorta di rivoluzione culturale. Speranza che fra l'altro probabilmente rimarrà vana, sotto l'abisso dei gossip che cancellerà ciò che di utile ed impegnato si potrebbe ricavare dall'evento.

sabato 5 giugno 2010

Mondiali 2010 (1)



E' la prima volta che scrivo di calcio sul mio blog (che, per chi legge su facebook o twitter, è raggiungibile all'indirizzo livingepitaphs.blogspot.com), probabilmente perché non ne sono fanatico, o forse perché do priorità ad altri interessi - soprattutto quando è il momento di depositare nel web dei commenti o delle riflessioni.
Il bello, o il brutto, dei Mondiali è proprio questo: persone che fino a ieri magari seguivano poco il calcio, di punto in bianco, per una sorta d'istintivo senso di appartenenza, iniziano a sentirsene partecipi. Normalmente con la loro piena volontà; talvolta invece perché non si può farne a meno: volenti o nolenti, anche solo per le urla dei vicini, si è tutti coinvolti. Forse è triste che succeda solo per una competizione sportiva, ma tant'è.
Al di là quindi di questo obbligo alla partecipazione, che io sento come istintivo da quando nel 1994 seguì coscienziosamente i miei primi Mondiali (ma addormentandomi prima dei fatidici rigori di Italia-Brasile, che vidi il giorno dopo in replica), ho deciso di iniziare a parlarne perché credo sia poi bello, a distanza di quattro anni, tornare a leggere le considerazioni fatte 'a caldo'. Lo vorrei fare oggi riguardo i miei pensieri del 2006, quando l'Italia ebbe la capacità e la fortuna di vincere. Purtroppo il blog che gestivo allora, che è ancora raggiungibile (sebbene in parte me ne vergogni), contiene solo qualche misero insulto alla Germania - datato 5 luglio -, ed un banale CAMPIONI DEL MONDOx4, del 10 luglio (vedi sopra).

Questa volta invece cercherò di unirmi al carrozzone degli opinionisti, lasciando il mio pensiero ogni volta che mi andrà di farlo.
Partiamo quindi da questo pre-Mondiale; manca meno di una settimana al suo inizio ufficiale, una decina di giorni all'esordio italiano, ma già piovono le critiche. Quasi unanimi.
E' un po' la caratteristica del tifo italiano, un odi et amo viscerale, la capacità di criticare sempre e comunque (salvo poi quando si vince. In quel caso si salta tutti in compagnia sul carro del vincitore). Gli Azzurri hanno messo del loro, esordendo in amichevole contro il Messico, giocando male e perdendo (2-1). Oggi ci sarà un'altra amichevole contro la Svizzera; chissà, mi aspetto andrà comunque male.
Beh, giusto il diritto di critica: ma non è il caso forse di aspettare? Per quanto mi riguarda, ogni commento, ogni critica, ogni elogio, lo dispenserò solo a partire dalla sera del 14 giugno. Sempre su questo blog.