sabato 26 settembre 2009

Spasmo d'Arte (2)

NOBUYOSHI ARAKI

"Foto, foto, foto. Qual è il contrario di un chiodo piantato in una bara? Bè, è quello che provo quando odo il clic della macchina fotografica di Claire. Sono ancora sigillato in qualcosa di meraviglioso."

[Philip Roth, Il professore di desiderio, Torino: Einaudi, 2009 (trad it. di N. Gobetti, da The Professor of Desire, New York, 1977)]

martedì 22 settembre 2009

H1N1: ovvero gli uccelli che temono i suini

Esistono innegabilmente due temi di straordinaria attualità in Italia – e mi si perdoni se la mia è sempre una visione italocentrica: Berlusconi e l’influenza A (quella che un tempo si definiva “suina”). Tralasciando chi si augura che i due temi possano un giorno coincidere, in questo breve editoriale mi occuperò del secondo.

Quando si parla di questa straordinaria pandemia, del virus H1N1, le posizioni solitamente divergono – da una parte vi sono quei catastrofisti, moderni uccelli del malaugurio, a sentire i quali pare che il 2009 sarà il nuovo 1348; dall’altra quelli che sbuffano ad un’allarmistica campagna di pseudo-informazione (dal punto di vista loro, s’intende. Come biasimarli d’altronde? Sono tutti sopravvissuti alla mucca pazza, dovrebbero temere un maiale?). A sostegno dei primi è arrivata la prima vittima (l’ho scritto che sono uccelli del malaugurio) – pace all’anima sua – una donna di Messina di 46 anni. Il virus si era abbuffato del suo corpo ammalato di broncopolmonite, si era detto in un primo momento, ma la notizia è stata ben presto smentita dalla sorella. “Mia sorella era sana, non aveva la broncopolmonite”, e c’è da crederle. Ma come? Ma il virus non era innocuo, quanto una normale influenza? Rezza e Fazio (rispettivamente membro dell’istituto superiore di sanità e vice-ministro della sanità) confermano: “la donna di Messina è la prima vittima in Italia del virus H1N1”. Alla faccia! Una donna sana, uccisa da una nuova malattia: forse hanno ragione gli uccelli del malaugurio, a temere la suina.

Adriana Sciglio, sostituto procuratore di Messina, probabilmente fa parte del secondo gruppo: quello degli scettici. Sua è infatti la firma al provvedimento che prevede 20 avvisi di garanzia, per altrettanti medici che hanno avuto in cura la donna messinese. Saranno le forze dell’ordine a stabilire se si tratta di un caso di mal sanità – ma d’altronde chi di noi, leggendo dei morti durante l’intervento di appendicectomia negli ospedali del sud (Massimiliano d’Orta e Giuseppe Francolini sono due nomi ad esempio, che lancio a chi vuole approfondire), ha considerato l’appendicite mortale? -.

Poco m’importa star lì a discutere, come si è fatto, se la nuova influenza sia più o meno mortale di quella che già conosciamo (http://www.hcmagazine.it/news/politica-sanitaria/i-tassi-di-mortalità-da-virus-h1n1-una-questione-di-numeri.php) – ciò che dobbiamo considerare è che la malattia è di facile contagio, ma che raramente i suoi sintomi degenerano in una patologia grave (e l’accordo della comunità scientifica è su questo punto unanime). A cosa, o meglio a chi, serve l’allarmismo? Citerò solo il titolo di un trafiletto, scritto da Daniela Condorelli su L’Espresso (n.37 anno LV – 17 settembre 2009): “un business che vale 7 miliardi”.

lunedì 21 settembre 2009

Che c'è nel piatto?


da La Repubblica Esteri
di Sara Ficocelli
Un paziente costretto in ospedale da un'infezione ossea ha denunciato sul web la qualità del cibo che gli veniva portato durante la sua degenza. Hospital Food Bingo è il nome del gioco che ha inventato e che consiste nel chiedere ai visitatori del suo blog di indovinare di che portata si tratta. Una ricerca della Bournemouth University ha denunciato nei giorni scorsi che il cibo servito nelle carceri inglesi è di gran lunga migliore di quello degli ospedali, sollevando un polverone che ha messo in difficoltà le autorità locali. A quanto pare, però, sembra tutto vero. A dimostrarlo ci ha pensato Traction Man (L'uomo in trazione), un paziente inglese che nel suo blog (hospitalnotes. blogspot. com) ha pubblicato, giorno per giorno, le foto dei pasti serviti in ospedale. Del misterioso autore del diario on-line si sa solo che è da mesi costretto a vivere in ospedale in una condizione di semi-immobilità, da qui il soprannome "in trazione". La sua situazione lo ha portato ad aprire un contatto virtuale con il pubblico, una finestra sul mondo, e trasformare così un passatempo in uno strumento di denuncia. Tutto è cominciato con una provocazione: il gioco "Hospital Food Bingo" chiede a tutti i visitatori del blog di dare un'occhiata alle foto pubblicate e indovinare cosa c'è nel piatto. Non si vince niente, naturalmente, se non un po' d'indignazione per ciò che si vede: verdure scotte, pastasciutte con il colore dei sughi improbabili, poltiglie non ben identificate. I commenti che Traction Man fa a margine delle immagini sono ironici, mai veramente arrabbiati, ma svelano una vita non solo di solitudine e segnata da problemi di salute, ma anche di un cibo pessimo e di un'assistenza da parte del personale ospedaliero dai modi non esattamente adeguati alla situazione.
"Gli antipasti tendono tutti al beige". "Molte verdure, perché le si possa mangiare, dovrebbero passare in una centrifuga. Sono tutte bagnate". "Non oso pensare dove siano state saltate le patate che accompagnano il pollo. L'ultima cosa che viene in mente è una padella". "Le infermiere sono di grande aiuto. Se essere d'aiuto significa tirare il menu attraverso la porta, come fosse un pezzo di carne lanciato tra le fauci di un leone". "Se mi vengono offerte delle alternative? Sì, posso scegliere 3 piatti altrettanto orrendi". Traction Man ha 47 anni e finora in ospedale ha trascorso circa 22 settimane, prima per un infiammazione al midollo osseo e poi per successive complicazioni. Ha deciso di mantenere l'anonimato per evitare prevedibili ritorsioni da parte del personale: il suo blog comunque sta facendo il giro del web e sono centinaia i commenti dei visitatori, che cercano davvero, spesso senza riuscirsi, di indovinare cosa ha mangiato a pranzo e a cena l'autore. In Italia la situazione non è migliore, salvo le eccezioni come quella - ad esempio - dell'ospedale dell'Angelo di Mestre, che ha avviato un progetto di ristorazione per rendere i pasti "buoni da mangiare e buoni da pensare". I risultati sono stati presentati lo scorso maggio al convegno nazionale "Mangiar bene, mangiar sano in ospedale", evidenziando il legame tra alimentazione sana e gustosa e miglioramento della salute. Nel 2007 il programma "Guadagnare salute" sottoscritto dall'ex ministro della Salute Livia Turco e dal presidente di Slow Food Carlo Petrini, si è impegnato di portare cibo biologico negli ospedali. Ma soddisfare le esigenze alimentari e di gusto degli oltre 240 milioni di pasti serviti ogni anno nelle strutture Italia non è cosa facile.

(18 settembre 2009)

sabato 19 settembre 2009

Spasmo d'Arte (1)


























Massimo Giannoni


A partire da oggi, ogni fine settimana (ma non solo - perché dovrei, nel mio mondo, pormi delle regole severe?), se la memoria e la voglia non mi trarranno in inganno, pubblicherò la foto d'un quadro, o una foto che pare un quadro: arte antica, medievale, moderna o contemporanea. Arte. Sconosciuta o ben nota. Degli spasmi d'arte, anzi, che vogliono essere innanzitutto l'arredo di questo blog (altrimenti spoglio). A MASSIMO GIANNONI, che traduce su tela il fascino di biblioteche e librerie, il modesto onore di inaugurare questa modesta galleria virtuale - il soggetto che sceglie è un buon connubio fra il contenuto usuale del blog (soprattutto letterario o giornalistico), e la nuova dimensione che questo post inaugura.

Ogni quadro sarà di volta in volta accompagnato da un mio commento, o da qualche informazione captata nell'etere. O sarà lasciato lì da solo. Tutto dipende dal mio stato d'animo al momento del post: è pur sempre un blog, questo.

Non sono un critico d'arte, ma un amante d'ogni forma d'arte. Ed il mio gusto è criticabile - più o meno - come quello di tutti.

martedì 15 settembre 2009

Beatles, top dell'evoluzione umana?



Mi pare strano che sul mio blog non abbia ancora parlato di Musica. E che a farlo, ora, in realtà mi limiti a citare un articolo altrui (di Clausi e Castaldo, lo si trova su http://musica-ilcaso.temi.kataweb.it/2009/09/15/se-due-alieni-discutessero-di-beatles-e-dintorni/) L'argomento trattato, però, lo trovo molto interessante. Così come l'artificio giornalistico.


Antefatto: a nostra insaputa sul pianeta Crumble (distanza approssimativa 12 anni luce) hanno una ricezione istantanea di quello che avviene sulla terra. La terra è un pianeta sorvegliato da Crumble per incarico della Federazione Intergalattica. I due guardiani di turno sono Leoc3bx e Obi999.

Nei panni degli alieni: Leonardo Clausi è Leoc3bx, Gino Castaldo Obi999

Leoc3bx: “Questi umani hanno proprio una tecnologia obsoleta. Pensa che solo adesso hanno saputo rimasterizzare gli album dei Beatles. Che suonano meglio, per carità ma dimostrano anche quanto poco i discendenti hanno saputo produrre dopo di loro. Guarda le classifiche inglesi. Il ritorno dei Beatles ai vertici almeno ci dà una tregua dalle varie Lady Gaga e Arctic Monkeys”.

Obi999: “E’ vero, che noia. Ma anche i Beatles, ormai li conosciamo a memoria. Li ascoltiamo da anni. Ti ricordi la prima volta?. Avevamo detto: però, questi terrestri. Sembravano avviati bene. Anche l’atmosfera di quegli anni faceva sperare in meglio. Poi sono come regrediti. E stiamo ancora ad ascoltare i Beatles, quarant’anni dopo”.

Leoc3bx: “Per me è la loro cultura popolare a essere scarsa. Dopo la prima età aurea (Bach, Beethoven, Mozart) e la seconda (Elvis, Dylan, Beatles e Stones), mi spieghi cos’altro c’è stato? Forse quel Michael Jackson? Gli U2? Non scherziamo”.

Obi999: “Sei sempre così cattivo con i poveri terrestri. Forse dovresti cambiare pianeta. Non c’è stato solo quello. Poi gli U2 non sono così male. Certo i Beatles…”

Leoc3bx: “Solo trent’anni fa c’è stato uno scossone. Ricordi quello con i capelli rossi, tutto stracciato e soprannominato Rotten, che osava dichiarare che non gli piacevano i Beatles? E il suo degno compare Strummer che diceva ”la finta beatlemania è crollata”. La storia gli ha dato torto, per usare un’espressione che gli è cara. E dire che hanno avuto quasi mezzo secolo di tempo per produrre qualcosa di meglio. Invece, questo continuo riscaldare la stessa minestra…”.

Obi999: “Sì, in parte è vero. Stanno vivendo un periodo così. Riciclano, ripetono, imitano, ricompongono. Idee nuove in giro non se ne vedono. Ma prima di denunciarli alla Federazione aspetterei ancora un po’. Magari è un ciclo. E’ successo tante volte. Il fatto è che non imparano dagli errori. Tutto questo clamore sui Beatles potrebbe essere utile se ci riflettessero sopra, se capissero che per imprimere nuove energie ci vuole un nuovo pensiero. Insomma dovrebbero fare proprio come i Beatles, non nel senso di copiarli, ma di applicare quello che era il loro metodo. Non accontentarsi mai dell’ovvio. Cedere allo stupore, all’estasi meravigliosa dell’atto creativo”.

Leoc3bx: “E poi, diciamocelo, la tesi che avrebbero ucciso il rock and roll, come si è cominciato a capire molti anni dopo, non suona poi tanto assurda. Prima di loro il rock era un misto di stili bianchi e neri, mentre loro lo strapparono alle radici nere, lo annacquarono per renderlo appetibile alle middle class bianche europee e finirono per dividere la cultura popolare da un punto di vista razziale, una cesura irrisolta fino a oggi”.

Obi999: “Questa è una boiata di qualche terrestre in cerca di notorietà, e tu abbocchi come un merlo. Casomai è il contrario. Guarda Aretha Franklin che cantava Bacharach. Quello era tutto un gioco di scambi, era proprio quella la ricchezza della musica popolare del tempo. Ho scoperto scartabellando vecchi archivi che i Beatles stavano per andare a registrare negli studi della Stax a Memphis. Poi andò a monte perché alla Stax non seppero mantenere il segreto e arrivò una folla di fans sovraeccitati. Il disco che dovevano fare era Revolver“…

Leoc3bx: “Stamattina ascoltavo la totalità della musica popolare terrestre dopo il 1968 mentre mi radevo le antenne e ho notato che un buon 45 per cento ricorda qualche cosa che quei Beatles avevano già fatto, meglio, migliaia di anni prima. eppure a º¬º#ºπø] continuano a non piacere: dice che erano meglio i loro rivali, quelli col cantante che ancheggia”.

Obi999: “E’ per questo che li ha vietati. Forse ha ragione. Sul nostro pianeta è vietata la riproduzione di ogni album o brano dei Beatles. E’ censura totale. La Federazione sostiene sia l’unico modo perché qualcuno inventi musica nuova”…

venerdì 11 settembre 2009

Segnalazione: IL CAFFE' FILOSOFICO


Dall’11 settembre “Il caffè filosofico - La filosofia raccontata dai filosofi”

Il 1° DVD con Repubblica e L'espresso a solo 1 euro in più

Una collana di 16 DVD in cui i più autorevoli studiosi contemporanei (Severino, Ferraris, Odifreddi, Galimberti, Vattimo, Rodotà, De Monticelli, Bodei, Curi, Ciliberto, Rossi, Giorello) ci raccontano con semplicità il pensiero sei più grandi filosofi dalle origini ad oggi. Per capire il passato, la nostra vita e costruire il futuro.
Si parte alla scoperta delle origini della filosofia, attraverso le domande dei primi pensatori dell'antica Grecia che hanno costruito le fondamenta della cultura occidentale. Qual è il principio di tutte le cose? Cos'è l'essere e cos'è il nulla? Qual è il senso della vita e della morte? I primi passi lungo il sentiero della meravigliosa avventura del pensiero.

giovedì 10 settembre 2009

L'immortalità di un mediocre


Si dice "anno bisesto, anno funesto", peccato che il 2009 bisestile non sia (lo era il 2008), ed in quanto al "funesto" ognuno giudicherà per sé.

Ciò che la morte di Mike Bongiorno ha rappresentato, l'altroieri, senza false retoriche è comunque la fine di un'epoca della storia della televisione. Fa sensazione che avvenga dopo quella di Michael Jackson e di Les Paul (fine di epoche musicali, si potrebbe dire, tanto furono miti loro nel pop e nel blues), o di Mino Reitano (sempre musica, ma italiana), Tulio Kezich, Candido Cannavò, Giorgio Mondadori, Ted Kenendy e Fernanda Pivano (di quest'ultima, lo ammetto, mi rammarico particolarmente). Per chi, come me, ha passato ore dell'infanzia giocando a FIFA, anche la morte di Giacomo Bulgarelli può definirsi epocale (mi rendo conto che semplifico ironicamente la vita d'un uomo, così scrivendo).

Il 2009 sembra si sia candidato a fare da spartiacque fra il passato ed il presente; c'è chi ne gioisce cinicamente, e chi abbozza un qualche dispiacere nostalgico. A dire il vero che esista la morte non è novità di quest'anno, e fra tutte sono state proprio quelle di Jackson e Bongiorno ad aver fatto scalpore sull'opinione pubblica. -Ma come, non esiste l'immortalità nemmeno per loro? -, sembra ci si chieda.
Sono queste morti che non possono comunque lasciare del tutto indifferenti, se non si confonde il cinismo con l'ignavia. Perché Mike Bongiorno era innanzitutto un'istituzione simbolica della società italiana. Indubbiamente criticabile, come ogni istituzione, ma sarebbe poco oggettivo non definirlo come tale. Ha detto il critico televisivo Aldo Grasso: -L'Italia è stata unificata linguisticamente da "Lascia o Raddoppia"-. Pare una delle tante esagerazioni encomiastiche che si susseguono in questi casi, ed invece c'è del vero. E' scientificamente accertato che è proprio il mondo mediatico ad aver creato un nuovo standard linguistico, un'unificazione che esce dall'astratto dell'uso letterario dei libri, combatte la settorialità diatopica dei dialetti e si pone come modello. Francesco Sabatini, fra i più celebri linguisti italiani, da presidente dell'Accademia della Crusca disse a Mike Bongiorno: -lei ha insegnato l'italiano agli italiani-.
Sicuramente ha comportato un impoverimento linguistico, come già osservava nel suo celebre "Fenomenologia di Mike Bongiorno" Umberto Eco, attraverso un trionfo della mediocrità. - Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi- scrisse Eco. Lo stesso Paolo Villaggio (che attenzione: ha interpretato Fantozzi, ma non è un Fantozzi), in un'intervista ad Adnkronos rifiuta d'unirsi al cordoglio per Bongiorno: - non posso non dire che adattare quella cultura all'italiano medio, fu uno di quegli eventi che hanno contribuito all'abbassamento culturale del nostro paese-.
Un modello insomma di non perfezione, in cui è evidente la "mediocrità", nel suo carattere di gaffeur più o meno volontario. Una visione a cui però si oppone ancora Sabatini, che preferisce sostituire il termine "semplice" al mediocre di Eco e Villaggio. E' d'accordo Angelo Guglielmi, critico letterario e dirigente televisivo, che sulle pagine de La Stampa afferma: - Era sostanzialmente, allo stesso tempo, un grande professionista e un uomo di un'ingenuità incredibile, ma proprio in questa sua sincerità pensava di fare, e in certo modo faceva, un'operazione di valenza culturale -.
Il modello linguistico di Mike, nella sua semplicità, unita al nozionismo da quiz, non è forse oggi più accettabile. A fronte di questa standardizzazione bassa, oggi si dovrebbe cercare un accrescimento culturale e linguistico superiore, che tenga il passo con il generale miglioramento dell'istruzione, della cultura e della società italiana. Ma è altrettanto sbagliato studiare il passato con un modello odierno: ai tempi di "Lascia o Raddoppia" ci si trovava nel Dopoguerra, con un'Italia in gran parte analfabeta, che aveva bisogno di una semplificazione di uno standard linguistico letterario, che reclamava la vita di una lingua in realtà morta. Di vivo c'erano solo i dialetti: la Rai, e Bongiorno in primis, hanno così contribuito alla creazione di una lingua che unificasse l'Italia, un secolo dopo l'unificazione politica.
Insomma, al di là della morte fisica, il "modello Bongiorno" preso sic et simpliciter credo sia antiquato da tempo. Il mondo televisivo dovrebbe oggi ricercare un accrescimento culturale, non accontentarsi di quella mediocrità, che un tempo era la soluzione alla completa assenza di competenze linguistiche e di pensiero. Ora si dovrebbe offire un palinsesto che stimoli l'interesse culturale e la capacità critica. Si punta invece su ciò che è evasione, ignoranza ed immediatezza: salvo rare eccezioni, la tendenza è ad offrire un prodotto che sia commerciabile, che plasmi la mente umana alle tentazioni pubblicitarie innanzitutto. Il modello di un sistema televisivo che si fa pedagogico idealmente rimane ancora attuale, o meglio auspicabile. E' una riflessione che intellettualmente andrebbe fatta, ma che si scontra poi con gli interessi di chi possiede o finanzia il mezzo televisivo. Oggi più che nel passato.

Tornando alla morte di Mike Bongiorno, il dilemma morale che sorge, al di là del giudizio sulla persona, è un altro: vale la pena spendere tonnellate di parole, pensieri o ricordi per una persona, mentre un "qualsiasi signor chiunque" in questo preciso istante sta soffrendo, piangendo o morendo?
Effettivamente parrebbe non giusto: ma la disuguaglianza della vita è anche la disuguaglianza della morte. Esistono uomini che riescono a vincere il tempo, a rimanere immortali per ciò che hanno fatto. Per loro merito, demerito o solo per sorte o contingenza.
Non sarà stato un Aristotele, un Darwin o un Virgilio, ma Mike Bongiorno rientra, volenti o nolenti, in quella categoria di persone che vivono per sempre.
Nella consapevolezza che la riflessione e le parole di commento non sono sempre sinonimo di ipocrita cordoglio.

martedì 8 settembre 2009

Libertino fra gli eruditi

"Un detto attribuito a un egotista di chiara fama come Lord Byron fa colpo su di me con la sua melliflua saggezza, riassumendo in sole sei parole quello che già allora mi sembra un dilemma morale di insuperabili proporzioni. Con una certa audacia strategica, lo cito ad alta voce alle compagne che mi resistono sostenendo che sono troppo intelligente per certe cose. – Studioso di giorno, - le informo – dissoluto di notte -. Scopro presto che è meglio sostituire “dissoluto” con “voglioso” – dopotutto non mi trovo in un palazzo veneziano, ma in un campus nel Nord dello Stato di New York, e non mi posso permettere di sconvolgere queste ragazze più di quanto già non faccia con il mio “vocabolario” e la mia crescente reputazione di “solitario”. Leggendo Macaulay per Inglese 203, mi imbatto nella sua definizione di Steele, il collaboratore di Addison, e “Eureka!”, esclamo, perché ecco un’altra prestigiosa giustificazione per i miei alti voti e i miei bassi deliri. “Un libertino fra gli eruditi, un erudito fra i libertini”. Perfetto! Me lo attacco in bacheca, accanto alla citazione di Byron, subito sopra i nomi delle ragazze che ho in mente di sedurre, una parola le cui più profonde risonanze non derivano per me dalla pornografia e nemmeno dai rotocalchi, ma dalla tormentata lettura di Enten-Eller di Kierkegaard."

Philip Roth, The Professor of Desire, 1977
ed. italiana Il professore di desiderio, 2009
Einaudi Editore, traduzione di Norman Gobetti

Arriva Kindle: il futuro della lettura?

Arriva Kindle: è il futuro della lettura?
Duttilità, praticità e salvezza editoriale, o empietà culturale omicida della poesia?
Arriverà in Europa nel 2010 il Kindle, strumento nato dalla mente degli americani di Amazon. Si tratta di un sistema digitale che permette la lettura di libri, naturalmente anch’essi digitalizzati, nonché di quotidiani, blog, e quant’altro. La piattaforma è elegante, l’uso intuitivo. Il Corriere della Sera è il primo quotidiano italiano che si può leggere, per ora in America, anche su Kindle. Attraverso un abbonamento (9.99$ al mese), il reader riceve automaticamente ogni notte l’edizione del quotidiano, che può essere così consultata la mattina al risveglio. Anche l’acquisto di libri, attraverso Amazon, può essere fatto senza l’utilizzo di un computer e con il solo Kindle. In meno di sessanta secondi si possono ricevere dei titoli direttamente sulla piattaforma. Ulteriori informazioni si possono ricavare attaverso numerosi video dimostrativi in youtube.
Chi ritiene che un sistema che è rimasto sostanzialmente coerente negli ultimi secoli non possa essere modificato, intendo quello della lettura, dimentica forse che anche l’invenzione della stampa in epoca moderna ha portato ad un radicale cambiamento nell’uso e nel rapporto con il libro. O ancora, per rientrare nella contemporaneità, di come i supporti per la musica (altra forma di cultura) si siano radicalmente modificati negli ultimi anni: dal vinile alla musicassetta, dal cd all’mp3. Chi tuona contro gli ebooks avrà i suoi buoni motivi per farlo, ma dire che il kindle rimarrà fantascienza credo sia altrettanto sbagliato.
Non tutte le invenzioni hanno avuto successo, bisogna ammetterlo. Nel 1992 la Sony lanciò il Mini Disc, un supporto che nell’ottica dell’azienda avrebbe dovuto sostituire nell’uso il cd. Rimane un’alternativa poco usata, se non del tutto soppiantata dai lettori mp3, o dalla tenacia resistenza dei cd e di qualche vinile. Un’invenzione che sulla carta avrebbe potuto attecchire (la grande novità stava nella possibilità di riutilizzazione di uno stesso supporto per masterizzazioni virtualmente infinite), ma che nell’effettivo non ha riscontrato un successo di pubblico.
Torniamo al Kindle, e al libro soprattutto. La prima obbiezione, la più istintiva per qualsiasi lettore, è che l’avvento di questo mezzo comporterà un abbandono della poesia della letture. L’odore della carta, il rumore delle pagine che si sfogliano, il maniacale vizio di poter esporre con vanto una libreria; ma anche il poter vagare in una libreria o biblioteca: tutti vizi del lettore che il Kindle pretende, di punto in bianco, di spazzare via, in un tornado di pixel. Mi si perdoni ancora il paragone musicale: mi torna in mente il gracchiare di un vinile, sostituito dalla freddezza dell’mp3. Ma, fra la maggior parte dei nostalgici (e fra questi mi si può annoverare) del classico ellepì, è davvero difficile trovare chi non si è arreso alla comodità degli mp3: la praticità che vince sulla poesia. Non sempre, ma in un largo numero di persone.
Il Kindle potrebbe essere, insomma, non un sostituto del libro (giammai!), ma un’alternativa. Uno strumento che trova i suoi pregi nell’economicità dell’acquisto dei titoli, nella velocità, nel minimo ingombro, nel mancato dispendio di carta (poveri alberi!). Senza contare che l'editoria in difficoltà potrebbe trarne un beneficio (Books Aren't Dead, they're just going digital, ha tuonato il 'Newsweek' tempo fa). Se poi, come l’i-phone, diverrà anche uno strumento alla moda, ben venga: chissà che Amazon non abbia trovato il modo per inculcare il piacere della lettura (ed un conseguente accrescimento culturale ed intellettivo) in chi, normalmente, ne è del tutto estraneo.

lunedì 7 settembre 2009

Libertà?

I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it.
Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo
François-Marie Arouet "Voltaire" - attribuita da Stephen G. Tallentyre

sabato 5 settembre 2009

Parzialmente liberi


ROMA - La libertà di stampa si sta riducendo in tutto il mondo, e l'Italia non è esente da questa forma di degrado. Nel rapporto 2009 di Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo), infatti il nostro Paese viene declassato da Paese 'libero' (free) a 'parzialmente libero' (partly free), unico caso nell'Europa Occidentale insieme alla Turchia.

Le ragioni della retrocessione dell'Italia sono molteplici, spiegano gli estensori del Rapporto, che esamina la libertà di stampa in 195 Paesi da quasi 30 anni (dal 1980): "Nonostante l'Europa Occidentale goda a tutt'oggi della più ampia libertà di stampa, l'Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell'eccessiva concentrazione della proprietà dei media".

FONTE: La Repubblica