sabato 12 giugno 2010

Se questo è un portiere...



RISULTATI
COREA DEL SUD - GRECIA 2-0
ARGENTINA - NIGERIA 1-0
INGHILTERRA - STATI UNITI 1-1

venerdì 11 giugno 2010

Mondiali 2010 (3)

per chi legge su facebook: post originale su livingepitaphs.blogspot.com
Dopo le prime due partite del Mondiale sudafricano, c’è da dire una cosa. L’Italia che sembrava così fuori forma, non sembra orientativamente così lontana da quelle che sono le condizioni di Sudafrica, Messico (al di là dell’amichevole), Uruguay e, soprattutto, Francia. Certo, c’è da aspettare Italia-Paraguay, ma se ci si aspettava un inizio esplosivo non c’è stato. O meglio: lo è stato per altri motivi, per la cerimonia inaugurale, per il ballo dei sudafricani dopo la prima marcatura, per le urla e per le vuvuzela. Per il resto, praticamente solo noia (mitigata, come previsto, solo dal commento della Gialappa's).

Risultati:
GIRONE A
Sudafrica - Messico: 1 - 1
Francia - Uruguay: 0 - 0

Legge Bavaglio

ANCHE QUESTO BLOG, nel suo piccolo, E' CONTRARIO ALLA
LEGGE BAVAGLIO.


I Mondiali e la Gialappa's


per chi legge su facebook, questo post è stato originariamente pubblicato sul mio blog: http://livingepitaphs.blogspot.com

Ebbene ci siamo.
Con oggi si apre la stagione del campionato mondiale, un mese di sfide. E di commenti, opinioni, litigi, tifo.
A fronte di orde di entusiasti, non pochi sono quelli che già non ce la fanno più. E' la popolazione di chi del calcio può farne decisamente a meno, o di chi lo osserva con minore coinvolgimento di chi è davvero tifoso. Ne ho parlato nell'introduzione al mio ultimo editoriale: per tutte queste persone smarcarsi dall'ossessione mediatica sarà praticamente impossibile. Non solo perché le urla dei vicini - se non si è degli eremiti - quanto meno annunceranno ogni gol della nostra Nazionale; ma anche perché ogni quotidiano già da qualche tempo occupa molte delle sue pagine per parlare del Mondiale. Non basterà nemmeno saltarle, perché nei bar si parlerà di calcio, sugli autobus se ne parlerà, nei blog, nelle trasmissioni televisive.... E nelle radio.
Arriviamo al capitolo radiofonico, appunto (anche se di tutto questo, lo ripeto, avevo accennato nel mio precedente intervento). La soluzione per chi non vive di calcio, ma che vuole magari seguirlo quanto meno per rimanere informato sull'attualità senza esserne ossessionato; o chi vuole sdrammatizzarne i contenuti, la soluzione da anni si chiama Gialappa's Band.
Imitata ma mai eguagliata, questa compagine composta da Carlo Taranto, Giorgio Gherarducci e Marco Santin, sono una sorta di tradizione sia per molti radioascoltatori, sia per chi alla radio si avvicina solo in queste occasioni. La fama del gruppo deriva dalle trasmissioni televisive, dove hanno tenuto battesimo a personaggi del calibro di Paola Cortellesi, Fabio De Luigi, Lucia Ocone, Aldo-Giovanni&Giacomo, Maurizio Crozza, Marcello Cesena, Ugo Dighero (ma la lista potrebbe continuare ancora..), ma è in radio che i nostri danno il massimo.
Sono diventati una sorte di tradizione, dicevo, ma che quest'anno rischiava di saltare. Il direttore di Radio2, Flavio Mucciante, in una imprecisata riorganizzazione aziendale ha infatti calato la ghigliottina sull'appuntamento, fornendo delle motivazioni che hanno suscitato non poche risate.
Tralasciando però i commenti sulla condotta aziendale del direttore, è notizia degli ultimi giorni che la Gialappa's ha trovato rifugio su Radio Deejay, dove condurrà una fascia quotidiana dalle 13 alle 14. La notizia, accolta dal web con gioia, aveva però i contorni di una certa delusione, in quanto sarebbe mancata la vera e propria cronaca agli incontri del Mondiale, che con i suoi toni dissacranti permetteva alla Gialappa's di dare il massimo.
Il colpo di scena è arrivato due sere fa, quando RTL 102.5 ha finalmente annunciato che ospiterà il trio per la cronaca della maggior parte degli incontri (le partite delle 16 e delle 20, ad eccezione di quelli dell'Italia, che prevedono una cronaca istituzionale).
Marco Santin in particolare, come ha ricordato anche Linus - direttore artistico di radio DJ, qui: http://linus.blog.deejay.it/2010/06/10/mai-dire-mai/ -, farà un vero e proprio record: dalle 11 alle 12.10 conduce in coppia con Nicoletta Simeone il programma 'Grazie Per Averci Scelto' su Radio2. Dalle 13 alle 14 sarà su Radio Dj. Alle 16 e alle 20 su RTL 102.5.
I fans, protagonisti di un vero e proprio movimento popolare a favore della Gialappa's (una vera e propria rivolta, che trova il suo apice nel sito http://gialappasblog.splinder.com/ dove si possono ritrovare anche tutte le informazioni qui solo riassunte), sono così soddisfatti più delle loro segrete speranze. Così anche chi vuole evadere un po'dalla monotonia degli incontri.

Un piccolo commento finale, al di là del discorso mondiale, va però alla trasmissione "Grazie Per Averci Scelto", che ho nominato sopra. Proprio contro le logiche imprenditoriali, e sinceramente anche poco sensate, del direttore di Radio2, i responsabili del programma hanno deciso di non rinnovare il contratto. Seguo "Grazie Per.." da ormai quasi due anni, e proprio per come il programma è gestito ho la sensazione illusoria di esserne parte. La speranza è che il gruppo che tanta compagnia mi ha tenuto possa trovare spazio altrove, proprio come ha fatto la Gialappa's. A loro, in ogni caso, va il mio ringraziamento per ciò che finora hanno fatto.

lunedì 7 giugno 2010

Mondiali 2010 (2)


Il Mondiale è innanzitutto una concentrazione mediatica fuori dal comune. Basta seguire i palinsesti che si vanno a formare, sia nelle televisioni, sia in radio. SKY offrirà una copertura completa, al limite del voyeurismo. La RAI risponde come può, coprendo con la diretta metà delle partite (più o meno), e con una serie di trasmissioni con una cricca di opinionisti odiosi.
In radio lo stesso. Radiorai ha l'esclusiva, ma il direttore di Radio2 ha avuto la brillante idea di non confermare la Gialappa's Band, che era l'alternativa dissacrante al Mondiale istituzionalizzato. Ne ha approfittato radio DJ, che li ha "acquistati" per una fascia quotidiana dalle 13 alle 14 (ma in molti sperano che si daranno anche alla cronaca). RTL 102.5 farà di più: ha acquistato i diritti per poter fare una cronaca diretta, con collegamenti dal Sudafrica, di gran parte degli incontri.
All'estero sarà più o meno lo stesso, se poi iniziassimo a considerare la carta stampata e, soprattutto, il web (questo blog è una piccolissima goccia in un oceano inestimabile).. beh, per enunciare una lista completa impiegheremmo più dei minuti che saranno effettivamente impiegati nei campi di gioco.
Un esempio di come la copertura mediatica possa essere anche deleteria è l'episodio che sta dividendo in questi giorni in internet; esso riguarda il centrocampista della Juventus e della nazionale italiana Marchisio, che prima dell'incontro ITALIA-SVIZZERA (fra parentesi finito sull'1 a 1) avrebbe cantato l'inno modificando le parole, e cantando "..DELL'ELMO DI SCIPIO, CHE SCHIAVO DI ROMA LADRONA IDDIO LA CREO''".. ( http://www.youtube.com/watch?v=YgsGnCD2JQw )
Ecco: questa copertura mediatica per un mese raggiungerà l'ossessione, causando crisi di nervi per coloro che del calcio si disinteressano completamente. Beh, se queste persone ne approfittassero per spegnere la televisione e leggere un bel libro, sarebbe quanto meno un primo effetto positivo della situazione qui sopra.
Ma un altro aspetto, complementare ma ben diverso, è centrale nella competizione di quest'anno. Finalmente il Mondiale approda in Africa, chiaramente nel suo Paese più evoluto dal punto di vista innanzitutto economico. Ma un paese che nel suo passato anche recente ha vissuto una storia drammatica, ancora non del tutto emarginata.
Non è certo imponendo un modello occidentale, o travasando la dubbia sportività del calcio che si risolvono i problemi (che poi in altri paesi sono ancor più gravi).
Ma puntando i riflettori su un continente spesso visto come la discarica del mondo, facendolo sentire in qualche modo più vicino a noi, si potrebbero aprire gli occhi a qualcuno. Il divario culturale potrebbe venir vissuto finalmente come una differenza di specificità locali, e non più come un'erronea gerarchia fra un cosiddetto popolo evoluto ed uno ancora retrogrado. Il movimento culturale è un primo passo per un cambiamento vero. E' triste che si debba confidare in una manifestazione ludica, e spesso triviale, come il Mondiale di Calcio per avere la speranza di una sorta di rivoluzione culturale. Speranza che fra l'altro probabilmente rimarrà vana, sotto l'abisso dei gossip che cancellerà ciò che di utile ed impegnato si potrebbe ricavare dall'evento.

sabato 5 giugno 2010

Mondiali 2010 (1)



E' la prima volta che scrivo di calcio sul mio blog (che, per chi legge su facebook o twitter, è raggiungibile all'indirizzo livingepitaphs.blogspot.com), probabilmente perché non ne sono fanatico, o forse perché do priorità ad altri interessi - soprattutto quando è il momento di depositare nel web dei commenti o delle riflessioni.
Il bello, o il brutto, dei Mondiali è proprio questo: persone che fino a ieri magari seguivano poco il calcio, di punto in bianco, per una sorta d'istintivo senso di appartenenza, iniziano a sentirsene partecipi. Normalmente con la loro piena volontà; talvolta invece perché non si può farne a meno: volenti o nolenti, anche solo per le urla dei vicini, si è tutti coinvolti. Forse è triste che succeda solo per una competizione sportiva, ma tant'è.
Al di là quindi di questo obbligo alla partecipazione, che io sento come istintivo da quando nel 1994 seguì coscienziosamente i miei primi Mondiali (ma addormentandomi prima dei fatidici rigori di Italia-Brasile, che vidi il giorno dopo in replica), ho deciso di iniziare a parlarne perché credo sia poi bello, a distanza di quattro anni, tornare a leggere le considerazioni fatte 'a caldo'. Lo vorrei fare oggi riguardo i miei pensieri del 2006, quando l'Italia ebbe la capacità e la fortuna di vincere. Purtroppo il blog che gestivo allora, che è ancora raggiungibile (sebbene in parte me ne vergogni), contiene solo qualche misero insulto alla Germania - datato 5 luglio -, ed un banale CAMPIONI DEL MONDOx4, del 10 luglio (vedi sopra).

Questa volta invece cercherò di unirmi al carrozzone degli opinionisti, lasciando il mio pensiero ogni volta che mi andrà di farlo.
Partiamo quindi da questo pre-Mondiale; manca meno di una settimana al suo inizio ufficiale, una decina di giorni all'esordio italiano, ma già piovono le critiche. Quasi unanimi.
E' un po' la caratteristica del tifo italiano, un odi et amo viscerale, la capacità di criticare sempre e comunque (salvo poi quando si vince. In quel caso si salta tutti in compagnia sul carro del vincitore). Gli Azzurri hanno messo del loro, esordendo in amichevole contro il Messico, giocando male e perdendo (2-1). Oggi ci sarà un'altra amichevole contro la Svizzera; chissà, mi aspetto andrà comunque male.
Beh, giusto il diritto di critica: ma non è il caso forse di aspettare? Per quanto mi riguarda, ogni commento, ogni critica, ogni elogio, lo dispenserò solo a partire dalla sera del 14 giugno. Sempre su questo blog.

martedì 25 maggio 2010

Momento di riflessione..


Italian shop-keepers, businessmen and judges are not the only victims of organised crime networks such as Cosa Nostra, the Camorra, the ’Ndrangheta, and the Sacra Corona Unita. Journalists and writers also find themselves in the line of fire as soon as they try to cover the Italian mafia. One of them is Roberto Saviano, author of the book Gomorra, who is forced to live under permanent police protection.

In all, some 10 journalists work under police protection. There have been hundreds of cases of threats, anonymous letters, vandalised tyres, and torched cars. Every journalist writing about these criminal groups has been watched at one time or another. Lirio Abbate, 38, correspondent in Palermo, Sicily, for the news agency Ansa, and author of I Complici (The Accomplices), also lives under permanent police protection. This is also the case, since March 2008, for Rosaria Capacchione, a 48-year-old journalist working for more than 20 years for the leading Naples daily Il Mattino, who covers the Camorra and who, like Roberto Saviano, is being hunted by the Casalesi clan. And their work, with all the risks that accompany it, gets no support from Prime Minister Silvio Berlusconi. In November 2009, he said he wanted to “strangle” writers and filmmakers who give Italy a bad image by focusing on the mafia.

fonte:

http://en.rsf.org/predator-organised-crime,37265.html

lunedì 17 maggio 2010

Se n'è andato Ronnie James Dio..

Ronnie James Dio è stato una delle più importanti voci, non dell’hard rock, non dell’heavy metal, ma di tutta la musica contemporanea. Con i Rainbow, i Black Sabbath e la sua carriera solista ha saputo tessere inni immortali, che sopravviveranno ben oltre alla vita che si è spenta ieri. Resta la sua musica, appunto, ma non può che dispiacere apprendere della sua morte: il Mondo dovrebbe fermarsi e sentirsi grato di averlo potuto conoscere. Invece nei siti dei quotidiani italiani la notizia non sembra nemmeno citata; sul sito de La Stampa campeggia la foto dei Dari, con cui oggi si potrà chattare. Chi se ne frega, in fondo, è solo una sterile polemica per sottolineare quanto l’opinione pubblica sia ingiusta: Ronnie James Dio rimarrà un’icona per molti, altri non lo conosceranno mai. Ma chiunque vorrà ascoltarlo, ancora oggi, in tutta coscienza non potrà rimanerne indifferente.

domenica 16 maggio 2010

Messaggio aperto ai candidati al comune di Lavis.

Quest’oggi nel mio comune, Lavis, si vota per il rinnovo del consiglio comunale. La speranza di qualsiasi elettore, al momento del voto, è che il governo - sia esso una riconferma o un’innovazione - sia quanto più simile ai progetti ed ai valori del votante. Non posso prevedere chi comporrà la squadra dei nuovi consiglieri, anche se fra i candidati sindaco prevedo una corsa a due; in ogni caso il mio augurio di buon lavoro è la speranza che Lavis diventi sempre meno un centro periferico, e sempre più un centro che sappia fornire i doverosi stimoli. Innanzitutto socio-culturali. Un paese che possa fornire le alternative alla fuga, che possa non solo dare spazio, ma anche incentivare lo sviluppo dei caratteri e delle prerogative (anche artistiche, musicali, culturali) dei cittadini. Uno sguardo che non si rivolga sempre e solo agli anziani, ma che possa coinvolgere anche la linfa di quei giovani che troppo spesso soffocano nell’apatia. Ecco il mio augurio e le mie richieste per chi verrà eletto, e per chi si occuperà dell’opposizione: non dimenticare che un paese, quali siano le sue dimensioni, vive di partecipazione, di proposte e di comunione. Non di muri, ma di piazze, in cui gli sguardi possano spaziare su tutti, e gli spazi non siano solo appannaggio di alcuni. Ancora buon lavoro.

giovedì 4 marzo 2010

[REC] Philip Roth, Il lamento di Portnoy

Solitamente scrivo una recensione di un libro che ho appena concluso senza leggere le opinioni altrui, sia perché non ne voglio essere influenzato, sia perché potrebbe demoralizzarmi il vedere che tutto ciò che potrei scrivere è in realtà già stato scritto.
Per Il lamento di Portnoy (2000, Einaudi, ed. or. 1967) di Philip Roth ho fatto una piccola eccezione: sono corso su anobii, leggendo alcune delle recensioni negative (per fortuna erano la minoranza), per il semplice motivo che non riuscivo a credere che ci fosse qualcuno che possa non amare questo libro. Perché?, mi son chiesto. La risposta era semplice, e sono stato stupido a non pensarci prima: perché è volgare. Oh certo, un romanzo che ha come file rouge la sessualità del suo protagonista, che tratta di temi scabrosi come l'onanismo o la fellatio – ed in termini ben più espliciti di questi -, non poteva che essere definito così. Il pubblico di benpensanti, moralizzatori e moralizzati, non poteva che trovarsi schifato dalla mancanza di censure del buon Roth, e cascare fra le ortiche di quel pensiero che tanto ancora ossessiona la società: cos'è giusto? Cos'è sbagliato? Il secondo capitolo di questo libro s'intitola seghe, e questo è sbagliato, no?
Bene, precisiamolo subito. Se state leggendo queste righe non per caso, ma perché avete visto in libreria questo titolo, e ne siete stati in qualche modo incuriositi (magari solo per la copertina, con quei manichini tutti uguali...), ma prima di spendere 10.50€ preferite cercare qualche consiglio (ed ecco che siete capitati qui!)... voglio essere chiaro! Se per voi parlare di sesso e affini è come compiere un'eresia, Il lamento di Portnoy, così come tutta la narrativa di Roth, non fa per voi. Scandalizzarsi è un diritto sacrosante di ogni persona umana. A volte è difficile da comprendere – come, consentitemi, in questo caso –; ma rimane un diritto.
Curioso però che il punto centrale del libro è proprio questo: la costante lotta fra la morale, quella che il protagonista Alexander Portnoy impara a forza dai genitori, ed ildesiderio, che si muove ossessivamente fra l'istinto e la ricercatezza di una ribellione. Il tema era certamente attuale alla vigilia del '68, quando il libro è stato scritto, ma come si evince curiosamente anche dalla premessa alla mia recensione una certa attualità rimane ancora. Non occorre essere ebrei, e lottare contro le istanze più reazionarie della religione (come si trova a fare Alex), il pregio del lamento di Portnoy è che il suo è il lamento di molti uomini (ed anche del sottoscritto, sia chiaro), la lotta sconvolgente fra la moralità, la tradizione, e la voglia di qualcosa di diverso. Poco importa se il protagonista cerca il diverso tuffandosi nella masturbazione, nei ménage à trois, nel sesso esclusivamente con non ebree (shikse, in yddish). Il romanzo prettamente erotico è il contorno - spesso anche indubbiamente divertente o persino comico -, di un monologo intelligentissimo (caratteristica essenziale della narrativa di Roth, anche i suoi detrattori glielo dovrebbero riconoscere).
Insomma, Il lamento di Portnoy e' un libro che fa ridere, commuove, ma soprattutto coinvolge e fa pensare. Oh certo, può anche scandalizzare; ma forse in quel caso il lettore dovrebbe interrogarsi sul motivo di tutto questo scandalo.Cos'è giusto? Cos'è sbagliato?

Philip Roth, Il lamento di Portnoy, Torino: Einaudi, 2000 (da Id., Portnoy's Complaint, 1967)
in vendita a 10,50 € (a febbraio 2010)