venerdì 8 ottobre 2010

Generazione di muti

Sono in biblioteca, accanto a me decine di persone. Non ne so i nomi, rifuggo nei miei libri, non ne odo nemmeno le voci, spente dagli auricolari e le note d’una chitarra. Dovrei chiedere ad ognuno come sta, cosa sta studiando, scambiare opinioni su ciò che sto leggendo. Ed invece nemmeno li guardo, m’infastidisco persino se qualcuno dei loro sguardi scivola al di là dei fogli ed incrocia il mio. Siamo stati educati al rispetto della solitudine dei pensieri, alla mancanza di comunicazione; siamo una generazione che sta crescendo di fronte agli schermi; nei salotti il profumo del caffè e le risate sostituite dal volume d’un televisore, dall'asetticità di ingranaggi senza sentimenti. Veri sentimenti.
E così mi rendo conto di non saper più parlare, di non voler più parlare; nel futuro saremo tutti muti, come i ciechi di Saramago, ed anche le ultime tracce dei Romantici si ritrovano solo nei blog, su facebook, su twitter. Ma senza nemmeno un commento, virtuale almeno, perché i Romantici rifuggono dalla comprensione dei più; si guadagneranno al massimo un ‘mi piace’, due parole elementari, primitive, ma che hanno perso ogni loro significato.
Pubblico sul blog, chiudo il computer, vado in bagno. Potrei davvero essere muto, e nessuno se ne accorgerebbe.

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