da L'Espresso
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Brad gran bastardo

Attualità, cultura, letteratura, arte, linguistica, enogastronomia, storia. Uno sguardo al presente ed uno al passato, parole buttate nel vento perché le raccolga qualcuno. Per chi ama pensare.
Scriveva Todrov: “la scoperta dell’America, o meglio degli americani, è l’incontro più straordinario della nostra storia.”* Non è stata solo la scoperta di un qualcosa di sconosciuto, ma di più: il venir meno di certezze, di dogmi, di teologie e di sicurezze. La fine di una coscienza già formata, che vacillava al momento della scoperta di un qualcosa di nuovo, di diverso, e di mai scientificamente calcolato.
Lo scenario che si apriva allora era del tutto simile a quello che, oggi, potrebbe avviarsi con la scoperta di mondi extraterresti. Non è un discorso che prende il via da gossip o di un strato modo di fare informazione (chi ancora guarda la televisione, per scelta o costrizione, sa a cosa mi riferisco), ma una serena argomentazione logica. Non scientifica (esistono prove scientifiche dell’esistenza di un nuovo mondo nello spazio? Evidentemente, per ora, no), ma comunque razionale. “E’ praticamente ovvio”, cantavano i Bluvertigo.
Ma se non possiamo arrogarci la certezza che non esista, lassù, nulla; come possiamo poi pensare che – se gli alieni davvero esistono – saremo noi a scoprirli? Oh, sarebbe una consolante visione terrocentrica. Più probabile che, finalmente, un ufo di passaggio, volendo raggiungere un’altra galassia, s’imbatterà in noi. C’è chi giura che è già successo, ed io non mi sento di escluderlo. Mi viene però da pensare ai nostri antenati conquistadores, ed al loro atteggiamento nei confronti dei nativi americani. Beh, se l’alieno di turno avrà soltanto un decimo della disumanità di noi umani, allora il nostro futuro non sarà molto roseo. Chi di noi avrà la fortuna di sopravvivere, si troverà forse sbattuto in una riserva, forse in un campo di concentramento, forse…
In fondo ce lo meriteremmo.
* T. Todorov, La conquista dell'America. Il problema dell' "altro", Torino: Einaudi, 1984, p. 6
My name is Daniele Erler, I'm 24 years old and I live near Trento, in northern Italy. I graduated in a secondary school focusing on humanities. At present, I'm a student of Historical and Philogical-Literary Studies at the Liberal-Arts College, in Trento. Or well, this is just my professional status, I hope to be something more. I live for the beauty of culture, I admire every art form. I'm a philanthropist, I love what's born from the human wits and from the soul, even if I'd rather stay alone than lost in the chaos. I love life, history, literature and music. A defect of mine is the big self-esteem, but it's just a shield where my wounds lie behind. I love to think and to read the creative thought and the critical thinking of someone else. I love to stare at the mirror of the past, but also to reason about the present. I think that in my own person cohabit different facets, apparently even contrasting. I don't believe those words are enough to describe me, nor this life was enough for me to know myself wholly. I love to read and to write. Maybe one day I'll be a writer, maybe a journalist, maybe a scriptwriter, maybe an historian. Or I'll be just a dreamer, who had to give up his dreams.